Burkini in piscina a Busto, Tovaglieri: «Servono regole. E dignità per le donne»

Isabella Tovaglieri

BUSTO ARSIZIO – Il bagno in piscina vestite? «È un problema di igiene e decoro, ma soprattutto di dignità della donna. Discutiamone al di là delle ideologie. E regolamentiamo il fenomeno». Parola di Isabella Tovaglieri, eurodeputata della Lega e consigliere comunale a Busto, che interviene a commentare la “denuncia” di una mamma che, alla piscina Manara, si è chiesta se le bagnanti velate che entrano in acque vestite dalla testa ai piedi possano rappresentare “un problema igienico” per chi frequenta l’impianto sportivo di proprietà comunale.

Il burkini-costume

«Sul lato pratico, è un tema di sicurezza e igiene che va approfondito – sottolinea Tovaglieri, che ha fatto discutere recentemente per la sua presa di posizione contro il party in piscina per sole donne musulmane che era stato organizzato (e poi cancellato) a Limbiate – quantomeno regolamentando l’accesso in piscina con l’obbligo di indossare un burkini-costume, ovvero che venga utilizzato specificatamente per lo scopo come i normali costumi da bagno, e che non sia già indossato prima di entrare nella struttura. Non sarebbe diverso da una muta da sub e garantirebbe l’igiene all’interno della nostra piscina».

Questione di dignità

Ma la questione non si esaurisce al lato pratico. Lo spiega a chiare lettere Isabella Tovaglieri: «Ma al di là del problema igienico, quella del burkini è una questione di decoro e di dignità della donna. Sappiamo che dietro al pretesto delle tradizioni e della diversità culturale spesso si nascondono segregazione e pratiche di sottomissione delle donne che sono tutt’altro che civili. E la drammatica battaglia per la libertà delle donne in Iran ne è solo l’ennesima conferma». Il tema, del resto, è controverso: in passato il “burkini” è stato tollerato in Belgio (sentenza del 2018 del tribunale di Gand) e vietato in Francia (legge confermata nel 2022 dopo una battaglia in tribunale tra lo Stato e il comune di Grenoble), mentre in Italia ci sono alcune ordinanze (comune di Pordenone) che lo hanno vietato in piscina, prima del clamoroso caso di Monfalcone, dove il sindaco Anna Maria Cisint (di area Lega) ha annunciato la volontà di vietare il bagno in mare vestiti o con il burkini.

Libertà e ideologia

«Quando vediamo queste donne isolarsi e indossare il velo o il burkini in piscina, oltre a ricordare che sono usi e costumi incompatibili con i nostri, chiediamoci se ci sia quella libertà di comportamento che ormai abbiamo considerato una conquista delle donne e uno di quei diritti e pari opportunità faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente – rimarca l’europarlamentare leghista di Busto, che ha di recente criticato anche lo “sdoganamento” dell’hijab in una campagna dell’Unione Europea (nella foto) – è su questo che dobbiamo riflettere, e spero che il dibattito che ne seguirà non sia intriso di quella ideologia becera che ha caratterizzato la recente manifestazione delle “donne vestite” sul litorale di Trieste». In risposta alle polemiche scoppiate nella vicina Monfalcone.

«No alla sottomissione»

Per Tovaglieri infatti «non si può ridurre tutto ad una battaglia propagandistica, soprattutto quando in gioco ci sono la dignità delle donne e il modello di integrazione che vogliamo promuovere nel nostro Paese. Per quel che mi riguarda, non è e non potrà mai essere il modello dell’accettazione sottomessa di tradizioni che non siano pienamente rispettose della libertà e della dignità delle donne. Che, vorrei ricordare, in Italia è una conquista di quella che a sinistra, quando fa comodo a loro, amano definire “la Costituzione più bella del mondo”».

busto arsizio isabella tovaglieri burkini piscina – MALPENSA24