Antonelli/Farioli, ognuno per sè alla riapertura delle scuole

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Emanuele Antonelli e Gigi Farioli

Si soffrono. Si sopportano. Si distanziano. Distanziamento politico, per dirla in scia alla necessità sanitaria di evitare assembramenti, ma anche semplici abbracci. Sono il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli e il suo predecessore, Gigi Farioli. Il primo in odore di ricandidatura, ma in bilico tra l’esserci ancora e il gettare la spugna, condizionato dagli sviluppi di una politica che fa una cosa e ne pensa un’altra. Il secondo speranzoso in un recupero ai vertici di Palazzo Gilardoni, legato a filo doppio a Forza Italia, che però oggi conta quello che conta; pur sempre, Farioli, il personaggio più emblematico e popolare del circo amministrativo locale.

Nelle ultime settimane, anzi, negli ultimi giorni, la loro lontananza, in passato testimoniata in diverse circostanze, è plasticamente intercettabile nella visibilità cercata dai due con l’inizio delle scuole. L’uno, Antonelli, che gestisce le deleghe ai lavori pubblici, da una parte; l’altro, Farioli, assessore alla Pubblica Istruzione, dall’altra. Sinora mai insieme a far visita ai plessi riadattati per il Covid e a inaugurare l’inizio delle lezioni. Mica un caso, come si comprenderà. A Farioli, Antonelli ha tolto le deleghe allo Sport all’epoca del rimpasto di giunta: troppo significative in funzione della ribalta. E gli ha negato la conduzione dell’assessorato all’Urbanistica, ritenuto, a ragione, fondamentale, anzi, decisivo in vista delle urne. Meglio rifiralgli l’Istruzione e il Personale, deleghe di seconda fascia, molto meno ingombranti.

Per dirla in un altro modo, non c’eravamo mai amati. Benché i loro rapporti siano formalmente normali, ma di una normalità che non si riscontra nei comportamenti. D’accordo, Farioli farebbe ombra a chiunque, non soltanto per la sua imponente mole, piuttosto per quel suo modo di fare e di parlare che non trova molti paragoni in città. Al di là di questo, nel “distanziamento politico” dei due si può leggere il distanziamento complessivo degli assessori nella giunta di centrodestra, partita con spirito di squadra e, ora, a pochi mesi dalle elezioni, decisamente in ordine sparso, ciascuno per sé, anche a causa della mancanza di una regia, di un uomo veramente autorevole e forte (altra cosa dal decisionista o, peggio, dal despota) capace di indirizzare, convincere, scegliere, smussare, unire. Situazione che fa a pugni con la cifra della collegialità di cui spesso si straparla. E della quale ci sarebbe bisogno come l’acqua da bere per un esecutivo che è alla volata finale e dovrebbe stringere i ranghi per evitare o risolvere pasticci, che pesano sulla sua testa come la più classica e pericolosa delle spade di Damocle. Per neutralizzare la quale ci vuole ben altro che la propaganda per la riapertura delle scuole.

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