Busto, assolto Checco Lattuada: «Ma stadio vietato per questioni politiche»

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BUSTO ARSIZIO – Assolto. Ma allo stadio non può mettere piede: daspato. Per altri 5 anni. E’ quanto denuncia con un post su Facebook Francesco Checco Lattuada, ex consigliere comunale, noto esponente della destra bustocca e assai conosciuto per le sue idee politiche talmente ingombranti, che non fa nulla per nasconderle. Oltre che per una serie di vicende in cui si mischiano politica, intellettuali di destra, fede calcistica e vita vissuta nelle curve degli stadi, principalmente quella della Speroni e che per Lattuada è «l’unico luogo davvero democratico di questa società. E che ora non mi fanno frequentare per motivi politici».

La vicenda, l’ultima in cui Lattuada è stato protagonista, risale a un Pro Patria Renate, giocata in notturna, in una gelida serata invernale. E’, per capirci, quella della famosa busto assolto lattuada stadiofoto, fatta di passamontagna e saluti romani, sui quali si è pure disquisito sull’angolature del braccio più o meno teso per capire se il saluto fosse originale o farlocco. E che per la giustizia si è conclusa con un paio di udienze e l’assoluzione. Non con la cancellazione del divieto di andare allo Speroni a vedere la Pro Patria. «Qualcosa non mi torna – scrive Lattuada nel post – sono stato assolto per cinque volte di fila per processi a sfondo politico, talvolta connessi al mondo ultras. Se si trattasse di provvedimenti temporanei potrei capire, ma 11 anni di libertà (non è il primo Daspo) condizionata pur essendo assolti, è inaccettabile».

Per Lattuada dietro a una decisione che a lui appare quanto meno “strabica” «c’è La volontà politica di tenermi lontano dagli stadi. Non so darmi altra spiegazione, tanto più che i fatti parlano di cinque assoluzioni. Che tradotto significa che non ho fatto nulla».

Vero? Le cronache dei fatti non coincidono con gli esiti processuali. Poiché a fronte delle assoluzioni c’è sempre un episodio che non ha mai mancato di fare discutere. Non solo la città di Busto Arsizio e spesso anche a lungo.

Il primo risale alla stagione 1996- 1997, per un Pro Patria Varese e per via di alcuni tafferugli fuori dallo Speroni. Nel 2003 Lattuada finisce di nuovo sotto processo per una serie di scritte contro Bush e la Nato. Erano i tempi della seconda guerra del Golfo. Anas, proprietaria del muro imbrattato, non sporge alcuna denuncia, Lattuada di sua spontanea volontà va a ripulire le scritte e arriva anche la seconda assoluzione. Altra vicenda, quella più lunga e controversa risale al 2007. Questa volta di mezzo c’è una cena, durante la quale si festeggiava il compleanno “postumo” di Hitler. E Lattuada è presente. Viene indagato, rinviato a giudizio, processato e, nel 2014 il tutto finisce in nulla perché è sopraggiunta la prescrizione.

Insomma Lattuada “esce” dai tribunali, ma non entra allo stadio. E star fuori dallo Speroni a Lattuada è costato «decine di milioni di euro in avvocati» e continua a costare, «perché mi spiace stare lontano da un simbolo di Busto Arsizio. Mi ritengo un alfiere della bustocchità e ho l’arroganza di affermare, ogni volta con orgoglio, che sono un bustocco. Spigoloso e gran lavoratore. Un po’ ruvido e che non ho mai fatto nulla di male».

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