Busto, il garante del carcere in consiglio: «Troppi detenuti e poco personale»

Il garante dei detenuti Pietro Roncari e don David Maria Riboldi della Valle di Ezechiele

BUSTO ARSIZIO – Sovraffollamento, carenza di personale i problemi. Ma anche molti aspetti positivi sul complicato ma non impossibile percorso di riabilitazione e reintegrazione sociale, soprattutto attraverso il riscatto lavorativo. In queste poche righe è condensato il “male” e il “bene” «di una realtà complessa come quella del carcere di Busto Arsizio», ha spiegato Pietro Roncari, garante dei detenuti della casa circondariale di via per Cassano, che questa sera (martedì 26 marzo) è intervenuto in apertura di consiglio comunale.

Un presidio sanitario dentro il carcere

E negli interventi da segnalare quanto richiesto dall’assessore leghista Paola Reguzzoni: «Occorre costituire un presidio sanitario dentro il carcere per ridurre e in molti casi evitare i continui spostamenti dalla casa circondariale al pronto soccorso cittadino». Va poi sottolineato l’intervento dell’assessore Manuela Maffioli che ha messo in luce l’impegno dell’amministrazione comunale all’interno del carcere ribandendo che la cultura non è solo un motivo per passare il tempo, ma anche uno strumento di sostegno al reale reinserimento dei detenuti». La consigliera Valentina Verga (PD) ha invece ricordato come «momenti di conoscenza e confronto su una realtà complessa come il carcera siano importanti. Oltre al fatto che non si dovrebbero limitare ad un’unica seduta consigliare».

Il complesso mondo dietro le porte blindate

«Non è facile rappresentare una realtà così complessa e problematica – ha detto Roncari – Quando varco le porte blindate del carcere, e lo faccio quasi tutti i giorni, ho la consapevolezza di rappresentare la città di Busto e questo consiglio comunale con le sue diverse sensibilità culturali e politiche. La finalità è di tutelare i diritti dei detenuti, migliorare le condizioni di vita in carcere, rispondere ai problemi, agevolare il reinserimento operando con istituzioni pubbliche e terzo settore, associazioni e volontariato, realtà economiche, culturali, sindacali ed ecclesiali».

I problemi

«Il sovraffollamento è la maggiore criticità – ha continuato il garante – Non è un caso che la legge Torreggiani sia nata da una denuncia fatta nel carcere cittadino. Celle stipate, letti a castello anche su tre piani, spazi ristretti, contatti difficili se non impossibili con le famiglie, lentezze burocratiche esasperanti, senso di abbandono. Tanti davvero i disagi degli ospiti sempre oltre 430 unità».

Oltre alla cronica è la carenza di personale. «Polizia penitenziaria, assistenti sociali, personale nei servizi e negli uffici sotto organico da anni. Eppure gli uomini in divisa e gli operatori professionali non si risparmiano, pur sottoposti a turni pesanti e compiti in aumento, sostenuti dalla Direttrice Maria Pitaniello
succeduta a Orazio Sorrentino».

I servizi da introdurre

L’Attività scolastica è una grossa risorsa, un investimento sul futuro per molti detenuti. Sono attivi 3 cicli: Alfabetizzazione e Licenza media condotte dal Cpia, Scuola superiore di Agraria sostenuta dall’ipc Verri. Altri corsi di cucina, falegnameria, inglese, diritto, teatro, musica e attività fisica completano la proposta formativa. Collaborano da anni con il carcere l’Enaip, la Cooperativa Intrecci, associazioni formative, professionisti molto motivati.

«Ecco poi alcune richieste fatte dai detenuti e dagli Uffici. Sulle quali – ha proseguito Roncari – peraltro già si sta lavorando in sinergia tra l’amministrazione comunale e quella carceraria. Uno sportello Anagrafe, perché i detenuti possano svolgere le pratiche di rilevanza sociale. Uno sportello delle Poste Italiane, perché i detenuti possano operare sui loro depositi. E siano rinnovati i permessi di soggiorno in scadenza. Buono il servizio di Autobus per i familiari dei detenuti in difficoltà a raggiungere il carcere. Chiedono di aggiornare gli orari del Bus, nel periodo estivo, per adeguarli alle loro esigenze. Forte è la pressione per rendere operativo il Protocollo tra Carcere, Provincia, Comuni, Sindacato ed enti formativi per raccogliere e impostare le pratiche di disoccupazione, invalidità, patenti scadute, aggiornamenti fiscali le incombenze di Patronato. Chiedono alloggi per il dopo carcere, anche se è già stata migliorata laccoglienza nei dormitori pubblici, compreso quello di Sant’Anna. Il bisogno della casa incide molto su un buon reinserimento sociale».

Il lavoro, via del ritorno in società

Il lavoro è un’altra priorità, una risorsa decisiva per il dopo carcere. «Qualcosa si sta facendo ma il bisogno è tanto. Meritevole è la sensibilità del cappellano don David Maria Riboldi che creando l’associazione la Valle di Ezechiele ha avviato un’attività produttiva a Fagnano Olona dove in pochi anni hanno trovato lavoro una ventina di detenuti. Il lavoro fa crollare la recidiva dal 70% al 2%, a tutto vantaggio anche della sicurezza sociale. Evento singolare è la decisione della diocesi Ambrosiana di sostenere un progetto lavorativo elaborato dalla Valle di Ezechiele, condiviso anche dall’amministrazione cittadina. L’annuncio è stato fatto domenica al meeting dei Cresimandi con l’arcivescovo allo stadio di San Siro. Non è un caso che accanto al vescovo Delpini ci fosse il nostro infaticabile don David. Una iniziativa molto promettente sono le Conferenze promosse dal Prefetto
Salvatore Pasquariello
con Associazioni imprenditoriali, Camera di commercio, Rotary e Lyons, enti locali, cooperative, per creare opportunità lavorative a detenuti o ex detenuti. Il successo della consultazione è notevole ed alcune iniziative iniziano a prendere corpo».

l carcere vanta una esperienza professionale ed umana oltre che economica singolare: è la Cioccolateria che da 15 anni dà lavoro ad una quarantina di detenuti. Altre opportunità di lavoro per i detenuti sono attive nei servizi interni al carcere.

Chiusura sul valore dei volontari

Una parola sul Volontariato, soggetto silenzioso ma preziosissimo, un valore specifico del nostro territorio. La Valle di Ezechiele ha appena terminato un corso di formazione per nuovi volontari in carcere. Un’ottantina di persone si sono prese questo impegno. «A istruirli – ha concluso Roncari – si sono mossi magistrati e avvocati, assistenti sociali, associazioni zonali e responsabili delle carceri con la Direttrice stessa e don David che l’ha promosso. I nuovi volontari, insieme ad altri che operano da anni, stanno studiando come migliorare i servizi, l’aiuto ai detenuti e alle loro famiglie. Sono i volontari i “testimonial” di una città intelligente e generosa».

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