Busto, non solo rose e fiori per la giunta Antonelli-bis: le 10 insidie da schivare

BUSTO ARSIZIO – Non sono solo rose e fiori per la seconda amministrazione Antonelli. Ci sono anche una serie di “mine” disseminate sul percorso, da schivare opportunamente per procedere senza intoppi nel proprio cammino. L’armonia mostrata in campagna elettorale e dopo la vittoria al primo turno, con le trattative-lampo per la giunta, e suggellata nel corso della presentazione della nuova squadra che affiancherà il sindaco Emanuele Antonelli, è senza dubbio un punto a favore della giunta di centrodestra, ma le insidie sono molte. E nell’appello del sindaco a rimettersi «subito al lavoro» c’è anche, probabilmente, la consapevolezza della delicatezza e complessità di alcune sfide che dovranno essere affrontate fin da subito. Ne elenchiamo dieci.

1) Il Campus di Beata Giuliana

Il sindaco Antonelli ne ha parlato fin da subito, mettendo in chiaro che non dipende da palazzo Gilardoni lo stallo in essere sulla maxi-operazione che avrebbe dovuto vedere la luce prima in primavera poi nel mese di luglio e ora chissà quando, in attesa che i soci del pool di imprese che si sono aggiudicate il bando di project financing smettano di litigare tra di loro e decidano di mettere in campo le ruspe. Altre strade, lo ha chiarito il sindaco, non ce ne sarebbero: l’unica alternativa sembra essere la rinuncia da parte del pool o eventualmente la revoca dell’assegnazione da parte dell’amministrazione. Che a quel punto dovrebbe assumersi l’onere di realizzare il solo palaginnastica con le risorse a disposizione (4 milioni di euro in parte “ereditati” dalla Provincia), lasciando un grosso punto di domanda invece sul destino dello scheletro in legno e cemento che giace abbandonato in attesa di completamento da più di una dozzina di anni in via Minghetti.

2) Il nuovo ospedale

Il sindaco lo ha citato come una delle priorità più urgenti del suo nuovo mandato. I tempi però dipendono da Regione Lombardia e non da Busto Arsizio, che finora ha fatto la sua parte, approvando in consiglio comunale la deroga al dibattito pubblico per accelerare le operazioni: ora tocca a Gallarate e al consiglio provinciale compiere lo stesso passo, che era stato “congelato” per non interferire sulla campagna elettorale del centrodestra nella città dei Due Galli. Il tema rimane controverso e, almeno apparentemente, impopolare, soprattutto se nelle due città rimarrà l’impressione di un rallentamento nel rinnovamento dei due ospedali in attesa del nuovo. D’altra parte c’è anche da affrontare la sfida del recupero delle aree dell’attuale ospedale, questione su cui finora la città si è confrontata solo in modo molto vago.

3) Piazza Vittorio Emanuele e le incompiute Soceba

Doveva essere la piazza degli eventi e, perlomeno in campagna elettorale, si è animata soprattutto grazie alle manifestazioni organizzate dalle varie liste e coalizioni. Piazza Vittorio Emanuele però continua a rimanere un problema da affrontare: di fatto è una grande incompiuta, visto che solo sporadicamente trova un utilizzo consono rispetto alle aspettative, e andrebbe rilanciata. Anche perché le vetrine che vi si affacciano rimangono ancora in buona parte tristemente vuote. E poi c’è l’altro grande tema, sempre legato a Soceba, la società che ha realizzato il piano integrato della ex piazza Tri Cü, dei lavori alle ex carceri di via Borroni e al conventino di via Matteotti. Circa due milioni di euro di opere che proprio Soceba dovrebbe far partire entro la prossima primavera. Difficile che possa succedere: a quel punto toccherebbe al Comune (anche qui!) escutere la fidejussione ed eseguire direttamente i lavori. Con la speranza che le risorse siano sufficienti e che i tempi della burocrazia non siano eccessivamente lenti.

4) La transizione Accam-Neutalia

La nuova società di gestione del servizio integrato dei rifiuti sta muovendo i propri passi nei tempi prestabiliti, ma resta da completare la procedura di messa in liquidazione di Accam, clamorosamente fallita nell’ultima assemblea convocata a pochi giorni dalle elezioni. Come per il nuovo ospedale, si tratta di un tema controverso, che tende a complicarsi con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali. Ma ora la vicenda dovrà essere chiusa per mettere al riparo l’operazione Neutalia. Nel frattempo si cerca una figura autorevole per la presidenza, che nei prossimi mesi, alla fine della fase di “startup”, spetterà a Busto, con la sfida del piano di sviluppo impiantistico su cui il fronte “No Accam” terrà gli occhi ben aperti. Il quartiere dell’inceneritore, Borsano, la propria risposta l’ha data, attribuendo ad Antonelli il consenso più basso rispetto a tutti gli altri quartieri di Busto, ma pur sempre il 50% dei voti. Ora occorrerà dare risposte.

5) I derivati

La sentenza (sfavorevole) della corte di Londra è arrivata subito dopo l’esito delle elezioni, e ha riacceso una polemica che forse le opposizioni si erano dimenticate di sollevare nel corso della campagna elettorale. La questione è delicata è la controversia legale destinata a non concludersi in tempi brevi, visto che palazzo Gilardoni potrebbe volerla spostare nelle aule dei tribunali italiani per ribaltare le decisioni arrivate dalla City. E se nel bilancio il peso delle rate da restituire a Deutsche Bank, pure notevole, è di fatto già preventivato, il rischio di ulteriori salassi in termini di spese legali potrebbe rappresentare la classica beffa che si aggiunge al danno.

6) Il caso Coop

La questione è nota e riguarda personalmente il sindaco Emanuele Antonelli. Dopo l’archiviazione di fronte al Gip per il processo penale per abuso d’ufficio, la causa civile avviata da Coop per i ritardi nella realizzazione del supermercato di viale Duca d’Aosta, per la quale il colosso della grande distribuzione ha chiesto un risarcimento di oltre 5 milioni di euro, arriverà a sentenza il prossimo 24 marzo, come stabilito nei mesi scorsi dal giudice della terza sezione civile del Tribunale di Busto Arsizio Angelo Farina. Come per i derivati, un’altra “spina” su cui in campagna elettorale ha prevalso il silenzio, ma che avrà sicuramente ricadute politiche in città. Soprattutto se il giudizio di primo grado dovesse dare ragione a Coop.

7) Il caro-Tari

Nel mese di settembre, in piena campagna elettorale, l’arrivo delle cartelle Tari ha mandato in fibrillazione i social, per via dei rincari, o presunti tali, delle “bollette” dei rifiuti. Il tema è sempre caldo, soprattutto tra i piccoli commercianti e artigiani, che in certi casi si trovano a pagare cifre ritenute esorbitanti pur producendo pochissimi sacchi di immondizia: quest’anno la manovra Covid, con lo sconto del 50% sulla tariffa rifiuti per le attività che hanno avuto un fatturato ridotto a causa della pandemia, ha in gran parte messo a tacere la questione, ma l’anno prossimo, con il ritorno alla normalità, il rischio di trovarsi una patata bollente da affrontare è dietro l’angolo. E andrebbe preventivamente scongiurato.

8) Il Pgt

Il procedimento è stato avviato nei mesi scorsi, con l’apertura della fase delle osservazioni: una delle sfide strategiche della prossima amministrazione sarà la revisione del documento urbanistico della città, il Piano di governo del territorio, a otto anni dalla sua versione originaria varata ai tempi dell’amministrazione di Gigi Farioli e Giampiero Reguzzoni. Per affrontare questa complessa partita il sindaco e la Lega hanno scelto di puntare sull'”usato sicuro”, confermando all’urbanistica l’assessore uscente Giorgio Mariani, che nei suoi due anni in giunta ha saputo concretizzare molte operazioni che attendevano di vedere la luce da anni, dall’area delle Nord al recupero dell’albergo di via Magenta. Dal nuovo Pgt ci si attende molto su altri fronti aperti da troppo tempo, a partire dal rilancio dei centri storici dei quartieri periferici (Sacconago e Borsano in primis) e dalla riqualificazione di una delle aree dismesse più grandi e a più alto potenziale della città, l’ex scalo merci della stazione FS, che potrebbe rappresentare un nuovo polo urbano strategico per lo sviluppo della città.

9) Il decoro urbano

Inciviltà diffusa, che a volte sfocia in situazioni di degrado. Urbano, tra imbrattamenti e rifiuti abbandonati ovunque, ma anche umano, come dimostrano le ripetute cronache della “mala-movida” delle ultime due estati. Emblematica è stata la crociata lanciata da “Mr. Yamamay” Francesco Pinto per denunciare la città sporca e i topi che passeggiano nelle vie del centro. L’amministrazione finora ha risposto con alcune iniziative, come lo spazzino di quartiere e il regolamento del decoro ma anche le fototrappole, che però spesso si scontrano, appunto, con fenomeni di inciviltà difficili da prevenire. A volte si parla, anche impropriamente, di “task force”, ma probabilmente questo è uno dei temi su cui potrebbe essere utile per affrontare di petto il problema. Senza dimenticare le incompiute da sistemare, tra cui merita un posto in prima fila l’ex Calzaturificio Borri, per il quale l’amministrazione confida nei 15 milioni di euro del bando ministeriale per la riqualificazione e la realizzazione dell’auditorium e degli uffici comunali.

10) Le fibrillazioni politiche nazionali

A palazzo Gilardoni regna un’armonia che ha stupito per primi forse gli stessi protagonisti di questa fase politica cittadina. Il centrodestra a Busto governa unito ormai da 20 anni, con la Lega che va per i 30 trascorsi consecutivamente nella stanza dei bottoni. Ma questo centrodestra quanto durerà? A livello nazionale i leader dei tre maggiori partiti che lo compongono professano coesione, come a livello locale (pur con qualche mal di pancia, vedi Noi con l’Italia) ma l’impressione è che da qui alle prossime elezioni politiche (2022 o 2023?) lo scenario possa mutare. E che lo strappo verso il centro di Gigi Farioli a Busto possa essere stata solo l’anticipazione di una ricomposizione delle coalizioni, come lasciano intuire i distinguo interni in casa Lega (tra Giorgetti e Salvini) e Forza Italia (tra Gelmini-Brunetta-Carfagna e il cerchio magico di Berlusconi). Da qui al 2026 qualcosa potrà cambiare e il rischio di qualche ripercussione locale c’è. Anche perché nel circolo di Fratelli d’Italia a Busto accarezzano l’idea di poter spingere Antonelli verso altri lidi regionali o nazionali. E in quel caso il 2026 potrebbe anche non essere raggiunto.

Busto, ecco la giunta Antonelli-bis. «La priorità? Il lavoro. E il nuovo ospedale»

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