Raggiro milionario a Busto, gli imputati: «Mai rubato nulla: fu un prestito»

Nella foto il giudice del Tribunale di Busto Daniela Frattini

BUSTO ARSIZIO – Raggiro milionario a Busto: parlano gli imputati. Gioacchino Fera, 53 anni, residente a Varese, infermiere, e Andrea Luraschi, 34 anni, di Venegono Superiore, architetto hanno reso spontanee dichiarazioni davanti al giudice del Tribunale di Busto Daniela Frattini nel pomeriggio di oggi, lunedì 18 dicembre. Sono accusati, insieme a Giuseppe Santuccione, residente a Cepagatti in provincia di Pescara, operaio, di aver raggirato due ricche e fragili ultracinquantenni, una di Busto, l’altra di Induno Olona, depredandolo di oltre due milioni di euro.

Pronto a restituire i soldi

Fera, che ha parlato per oltre un’ora, e Luraschi, più succinto, hanno respinto ogni addebito. Fera, chiamato in causa soprattutto dalla donna indunese (incontrata perché come infermiere ne accudiva la madre molto malata), ha spiegato che «Ho lasciato due lavori molto ben retribuiti (ha dichiarato di guadagnare tra i 12 e i 15 mila euro al mese) per dedicarmi a lei. Lei me lo ha proposto (la donna lo aveva accusato di averla sedotta per derubarla costringendola anche a cambiare il proprio testamento). Tutti i contratti di passaggio di denaro erano regolari. Non ho rubato nulla. Mi ha prestato 200 mila euro, è una persona speciale e le sarò sempre grato perché avevo debiti di gioco con persone che se non paghi poi il debito triplica, ma la ragione per cui a settembre-ottobre non ho potuto versare la prima rata da 1.700 euro per restituirle il denaro è perché nel frattempo mi avevano arrestato. Io sono pronto a cominciare a pagare adesso: a patto di poter uscire dal carcere. Dal carcere non posso lavorare e più passa il tempo, peggio è. I soldi arrivarono da aprile a giugno; d’amore si parlò a luglio: non è vero che la corteggiai per derubarla».

Nessun debito di gioco

Luraschi ha spiegato la questione “soldi per lavori non eseguiti”: «Nel caso di Induno fu la signora a sospendere l’esecuzione dei lavori dopo la morte della madre: era comprensibilmente addolorata. La sospese sino all’inverno 2023: se adesso mi dice di eseguirli io inizio domani. A Busto feci quello che spettava a me, i pagamenti fatti ad altri non mi riguardano. Tengo a precisare che io non sono un ludopatico e non ho debiti di gioco con gli albanesi, non ho debiti di gioco con nessuno – ha continuato l’imputato – ho una scuderia, ho sei cavalli. Parlo di scommesse al telefono con chi voglio; non significa che io abbia un problema con il gioco». Entrambi hanno velatamente affermato che le presunte vittime li accusano perché manipolati da altri. Luraschi ha anche asserito che l’ultracinquantenne bustocca avesse detto agli altri due imputati di voler denunciare per recuperare i propri soldi facendo leva sul padre di Luraschi economicamente forte. L’8 gennaio si torna in aula.

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