Cassano, Poliseno: «Non ho mai elogiato la Repubblica Sociale Italiana»

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Leggo con grande sorpresa il comunicato stampa del Partito Democratico di Cassano Magnago e la prima cosa che osservo è che per un’ulteriore volta si è persa l’occasione di discutere, di confrontarsi sui fatti storici e soprattutto di fare memoria in maniera unita e, cosa ancor più grave, non educata e povera di stile. Perché non dire nulla a fine commemorazione e comunicando tramite canali di stampa notizie non corrette e poco rispettose dell’Istituzione Comunale?

Avere idee differenti e metterle a disposizione degli altri, soprattutto quando si è dedicato negli anni molto tempo alla partecipazione attiva dei giovani studenti, è un valore molto grande che trova proprio origine in quelle giornate, in quelle scelte difficili, dai caduti, da chi ha visto in quella guerra obbligata la libertà delle future generazioni: cioè NOI, i nostri figli, i nostri nipoti e i nipoti dei nipoti…

Il sottoscritto non ha mai elogiato la Repubblica Sociale Italiana, tra l’altro mai citata nei discorsi pubblici, e rimango stranito da come si possano fare simili affermazioni dopo tutto quello abbiamo costruito in questi anni, mettendo in campo le relazioni, le parole, il rispetto, l’autorevole attenzione alla Città e ai suoi cittadini di ieri e di oggi. Basta pensare a quante tensioni organizzative generava la Festa della Liberazione o la Commemorazione di Mauro Venegoni, prima dell’attuale Amministrazione, e quanta unità e coinvolgimento sono stati messi in campo dal 2012 in poi.

Ci si è dimenticati tutto, ci si è persi qualche passaggio importante? Oppure ci si è clamorosamente distratti durante il discorso presso il sacrario del nostro cimitero o ancora peggio qualcuno fa pericolosi passi indietro sul difficile recupero delle gravi mancanze dei decenni precedenti, dove dei Martiri delle Foibe non se ne discuteva, come se nulla fosse accaduto, come se quegli Italiani se l’erano proprio cercata, come se non avessero alcun valore, dimenticati, morti di serie B.

Proprio in un Giorno del Ricordo di qualche anno fa, così significativo anche per la nostra Città, non posso non citare le parole pronunciate con estrema fermezza nel suo primo discorso nel Giorno del Ricordo, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:

“Non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità di aver negato o teso ad ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica il dramma del popolo giuliano-dalmata. Una tragedia, rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali” scatenata da “un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica”.

Il Giorno del Ricordo è la giornata giusta per fermarci e dedicare del tempo utile e delle preghiere ai tanti innocenti, colpevoli solo di essere Italiani e visti come un ostacolo all’egemonia rivoluzionaria del comunismo titoista; uccisi in esecuzioni sommarie o addirittura gettati, vivi o morti, nelle profondità delle foibe. Oggi, in quei territori, da sempre punto di incontro di etnie, lingue, culture diverse non c’è più filo spinato, né frontiere, né guerre. Oggi molte città come Gorizia non sono più divise in due. Oggi li, come qui c’è l’Europa, il nostro spazio comune di integrazione, di dialogo, di diritti, senza più muri e guerre.

Ma… spesso la politica nazionale ed europea, e cittadina dopo aver letto lo stile del comunicato del partito democratico, sembrano aver scordato l’ideale europeo, costruito sulla libertà, sul dialogo e sulla pace. Questo succede a causa della mancanza di veri leader carismatici e attenti, facendo emergere una marcata incapacità di saper dialogare, trascurando serie minacce che minano pesantemente il nostro stare uniti.

Ritengo doveroso sottolineare che le onorificenze in parola, riguardanti i Caduti nelle zone del confine orientale nel periodo previsto dalla Legge 30 marzo 2004 n. 92, vale a dire in quello compreso fra la data dell’armistizio (8 settembre 1943) e il trattato di pace (10 febbraio 1947), possono essere concesse solo ed esclusivamente su richiesta degli aventi causa, che la normativa in parola ha individuato nei Congiunti entro il sesto grado. Le domande devono essere indirizzate alla Presidenza del Consiglio per il successivo vaglio da parte della competente Commissione (unico Soggetto deliberante in materia). Infine, quelle accolte sono consegnate durante le cerimonie del Dieci Febbraio (Giorno del Ricordo).

Non è sufficiente oggi esprimere, con così debole giustificazione, che un Cittadino Cassanese non merita l’onorificenza perché combatteva per la RSI contro lo Stato Italiano. È a conoscenza di tutti che lo Stato Italiano ha conferito ad oggi migliaia riconoscimenti in occasione del Giorno del ricordo, e oltre un terzo risultano attribuiti a militari inquadrati nelle formazioni di Salò, Carabinieri del Regio Esercito confluiti nella Repubblica Sociale Italiana, poliziotti, finanzieri e militi della Milizia di difesa territoriale: tutti uccisi dagli jugoslavi, in buona parte dopo la fine delle ostilità, non Caduti in combattimento, (come per il nostro Concittadino) ma per causa di infoibamento, annegamento o qualsiasi altra tipologia di massacro.

I nostri concittadini “congiunti” di caduti hanno il diritto morale e civile di presentare alla Presidenza del Consiglio le domande di riconoscimento in onore dei caduti, senza che nessuno possa porre ostacoli o giudizi pregiudiziali, e la commissione giudicante ha il potere di approvare o meno i riconoscimenti. Nel mio discorso nel Giorno del Ricordo ho affermato che “sosterrò” come Sindaco la richiesta di onorificenza per un nostro concittadino Cassanese, perché ne abbiamo studiato la sua storia ed abbiamo ascoltato i suoi familiari, che grazie alla targa posata al nostro Sacro Cimitero hanno un luogo dove poter pregare, dove far memoria e raccontare ai nipoti.

È doveroso ribadire quanto sia stata importante la lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti. Dobbiamo essere loro grati se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa, riconquistando così la dignità della memoria.

Non dobbiamo limitarci a raccontare solo i fatti storici, nella vita non dobbiamo insegnare la storia. Invito tutti a studiare e a diffondere che la tragedia delle popolazioni italiane non si esaurì in quegli eccidi barbari, concentratisi con eccezionale virulenza. Solo dopo la caduta del muro di Berlino, il più grande simbolo della divisione europea, una coraggiosa e molto paziente opera di ricerca storiografica, non senza vani e inaccettabili tentativi di delegittimazione, ha fatto grande luce sulla tragedia delle Foibe e sul successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia, all’identità della nazione e anche alla nostra Città di Cassano Magnago.

Nicola Poliseno
(sindaco di Cassano Magnago)

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