Colpo di scena sulla torre: una lettera della proprietà agita Più Fagnano

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FAGNANO OLONA – La torre. E, se fosse una partita a scacchi, la mossa del cavallo. Per tentare di scompaginare la scacchiera di Più Fagnano, sulla quale le pedine sembrano ormai essere arroccate sulle proprie posizioni. Differenti, anzi opposte. E per chiedere che la partita, l’atto decisivo, venga spostata al più presto dal piano della chiacchiera a quello ufficiale del consiglio comunale. “Confidando – si chiude così la lettera che la proprietà dell’impresa interessata ha depositato al Castello – nella tempestiva adozione del piano attuativo, riservandosi ogni azione di tutela”.

Nelle segrete stanze

La questione dell’ampliamento del capannone di via Fratelli Cervi non verrà discusso nel prossimo consiglio comunale, ma in quello successivo del mese di maggio. I documenti però sono stati ufficialmente depositati nei competenti uffici del Castello. Ma in attesa della discussione consigliare, il progetto (che ha ottenuto ottime referenze tecniche nei passaggi burocratici previsti presso i livelli amministrativi superiori) resta al centro del dibattito. Aperto all’interno della maggioranza. Un confronto che, rispetto alle posizioni di partenza, non segna grandi novità. Nel senso che sindaco e Fratelli d’Italia sono inamovibili sul fronte del “sì al progetto”, mentre Lega e Forza Italia non hanno fatto un passo rispetto al “la torre si faccia, ma in zona industriale. O comunque si trovi una soluzione diversa a quella prospettata”. Insomma passano i giorni, ma ognuno (a oggi) mantiene le posizioni. Comitato di cittadini compreso.

Colpo a sorpresa

Le sorprese però non mancano. E quando arrivano, come la lettera, agitano i pensieri e scaldano gli animi. Attorno a un progetto che, nessuno (stando a una parte maggioranza) ha visto o solo intravisto. Eppure (stando invece a quanto sostengono i meno di Più Fagnano) la questione è stata spiegata e illustrata. Cercare di capire chi delle due parti abbia ragione o torto e roba da spaccare la testa.

Sta di fatto che, forse per smuovere quel che sembra essere diventato uno stagno, forse per mettere nero su bianco la cronistoria di come è evoluto l’iter seguito dal proponente, ora ci sono le pagine depositate in Comune. In cui la proprietà spiega anche le ragioni per cui il “dado è tratto”. Insomma indietro non si torna. E qualora si tornasse si imboccherebbe comunque una strada perigliosa. Per l’imprenditore che vedrebbe svanire (o mutare) non solo le attese e le aspettative (dopo una serie di via libera) alla base di un’idea di sviluppo e lavoro che via via è diventato un progetto concreto e depositato. E anche per l’amministrazione stessa che, in qualsiasi modo ne uscirà, verrà fuori ancor più ammaccata e divisa.

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