Com’è difficile… perdere

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I leader del centrodestra: hanno vinto tutti, o forse qualcuno di loro ha perso?

di Luigi Patrini

Giorgia Meloni sembra un’ottima guidatrice: sta partendo in salita, eppure riesce a farlo senza sobbalzi, dando prova di prudenza e di pragmatismo.

La situazione non è facile per lei: non solo perché in questo momento il contesto italiano e internazionale è assai complesso e pieno di problemi e difficoltà; non solo perché in un momento di grande difficoltà è oggettivamente difficile succedere a uno come Draghi che gode – anche a livello della gente comune – di molta stima e credibilità, ma anche (forse: soprattutto!) per la situazione che c’è nella coalizione di C-Dx che ha vinto sì le recenti elezioni, ma che ha al suo interno anche chi non le affatto vinte.

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Luigi Patrini

La Lega è tenuta per la gola da Salvini che, pur “bocciato” dai suoi elettori e “messo in discussione” da autorevoli esponenti leghisti (non ultimo il “Senatur” stesso), non si dà pace per aver perso 3 milioni di voti, e, soprattutto, per essere stato doppiato da Giorgia in Lombardia e ancor più in Veneto, regioni roccaforti del Carroccio, e cerca a tutti i costi una posizione personale di spicco nel nascente Governo, creando un clima che non facilita il compito della futura probabile Premier, impegnata a trovare personalità autorevoli anche sotto il profilo tecnico per dicasteri chiave in cui bisogna capirci di economia e di questioni complesse, magari sapendo parlare bene in inglese quando trattano con i Ministri degli altri Paesi, per dare una veste affidabile e dignitosa all’Italia.

Al di là di quel che l’ex Cavaliere crede e forse spera, anche FI sembra una forza politica in declino e senza futuro, per di più priva di una forte leadership che possa succedere al suo fondatore. Nella forzata bipolarizzazione elettorale anche l’apporto alla “Grosse Koalition” da parte dei quattro gruppi “Noi moderati” (0,91%) appare piuttosto debole e problematico.

I gruppi che hanno perso alle elezioni ben difficilmente potranno offrire un’opposizione moderata e collaborativa perché, essendo stati tesi soprattutto a vincere piuttosto che a governare, sono rimasti tutti molto scottati.

Il dato positivo per il futuro Governo è certo l’atteggiamento collaborativo di Draghi, tanto diverso da quello arrabbiato che Conte, dopo il suo licenziamento, aveva mantenuto nei confronti del suo successore ed oggi accentuerà nei confronti della Meloni, la quale – e questo è pure un dato positivo e apprezzabile – ostenta prudenza e pragmatismo, consolidando una sua immagine di serietà e di responsabilità che i media dovrebbero valorizzare maggiormente.

Già, perché la leader di FdI sembra ben consapevole delle difficoltà che deve affrontare, ma non ha molto aiuto da chi le sta intorno. Soprattutto da parte dei media e da esponenti del mondo culturale.

Mi pare che il Cardinal Camillo Ruini, che fu autorevole presidente della CEI per una quindicina d’anni, abbia colto bene un aspetto decisivo di questa situazione, quando ha detto in una recente intervista che “La cultura politica prevalente è a sinistra; ma il Paese è in buona parte a destra, anche se in maniera meno netta”. Secondo Ruini, però, questa è una contraddizione che esiste in tutte le democrazie, perché “Gli intellettuali spesso sono progressisti; la gente bada agli interessi concreti e tende a essere più conservatrice”. C’è in effetti un certo divario tra quelle che il sociologo Francesco Alberoni chiamava le “élites senza potere” (soprattutto artisti, cantanti e sportivi) e il popolo, ma con il tempo le élites tendono ad allinearsi, anche se, sul momento – e lo abbiamo visto in questi giorni con personaggi cui non pare opportuno fare immeritata pubblicità – soprattutto per l’influenza dei media e dei social media queste élites hanno una risonanza ostile molto forte contro chi è chiamato a gestire il potere politico, anche se è stato eletto in libertà e in modo democratico: le élites culturali autoreferenziali sono, generalmente, restie a riconoscere di aver sbagliato per l’innata e abominevole arroganza che le caratterizza.

Per tutti è difficile riconoscere di aver perso, ma per loro è più difficile ancora, anzi: è quasi impossibile. Per chi è poco serio e poco responsabile può essere difficile vincere (purtroppo può accadere che talvolta vincano anche loro) ma saper accettare di aver perso è ancora più difficile. Personalmente non ho votato per FdI, ma spero che Giorgia Meloni, la vera vincitrice di questa tornata elettorale, se ne ricordi e sappia “farsi perdonare” di aver vinto!

Sono certo che, con me, ce lo auguriamo in tanti per il bene della nostra cara Italia.

patrini meloni governo – MALPENSA24