VARESE – «Sono stato il primo, due settimane fa, a chiedere la zona rossa per la provincia di Varese, ma ci vuole prudenza nel commentare i numeri diffusi ieri (10 novembre, ndr) da Ats». Sono le parole del senatore varesino Alessandro Alfieri (Pd) per commentare l’attuale situazione Covid. Sì, perché la preoccupazione ormai è esplosa fra i cittadini, in particolare dopo l’aggiornamento di ieri, in cui sono stati registrati oltre 3000 casi positivi in provincia. Ma anche a causa dei dati allarmanti che riguardano l’ospedale di Circolo di Varese, il presidio con più ricoverati Covid d’Italia, 543. E di questi il 40% in condizioni gravissime, intubati, oppure con il casco o la mascherina per l’ossigeno 24 ore su 24.
«I dati vanno comunicati meglio»
Numeri che rendono, di fatto, la provincia di Varese il focolaio italiano più colpito. Alfieri lo aveva già anticipato e, a fronte degli ultimi dati, con un riscontro. Ma «alla luce del numero crescente dei contagi e della pressione sulle strutture sanitarie», il senatore dem invita alla «prudenza: ritardi e accumulo di referti alimentano l’incertezza». I dati andrebbero «comunicati meglio e in maniera più puntuale, ma non è questo il momento di farsi prendere dal panico». E aggiunge: «Bisogna attendere ancora qualche giorno per vedere gli effetti di questo nuovo lockdown prima di pensare ad ulteriori restrizioni che colpirebbero duramente famiglie, imprese e lavoratori».
Buone notizie sul fronte ristori
In questa generale situazione, per Alfieri «è necessario piuttosto evitare errori clamorosi come quello commesso da Regione Lombardia, che ha trasferito da Varese all’ospedale in Fiera medici e infermieri, preziosissimi per le nostre strutture ospedaliere sotto pressione». E conclude: «Buone notizie invece dal fronte ristori. Il governo ha anticipato i tempi, e in Lombardia la prima parte degli aiuti a fondo perduto è già stata accreditata sui conti delle attività maggiormente colpite dalle chiusure».
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