Da Busto il messaggio di un 25 Aprile che unisca davvero

di Gigi Farioli

Domani, 25 aprile, parteciperò, come ormai ininterrottamente dal lontano 1985 tutti gli anni, in diverso ruolo, funzione ma anche contesto e scenario politico, alle celebrazioni ufficiali della festa della Liberazione. Festa, cerimonia, commemorazione che, al di là dell’importante contesto e quadro nazionale, per Busto Arsizio ha sempre avuto particolare importanza non foss’altro perché città medaglia di bronzo al valore proprio in forza del ruolo ricoperto nella liberazione e per la viva presenza in città di numerose e non retoriche rappresentanze associative, politiche, imprenditoriali che di quella memoria costituiscono una testimonianza credibile. Non ultimo per il ruolo che Busto ha avuto con l’annuncio al mondo dell’avvenuta liberazione con la propria radio e la straordinaria testimonianza pluridecennale del concittadino Angelo Castiglioni, vero custode della memoria e anima del Tempio Civico come centro riconosciuto di Educazione permanente alla Pace.

Purtroppo ancor oggi sulle pagine delle principali testate nazionali e da parte purtroppo di esponenti, ahimè, anche di primissimo piano delle istituzioni, dell’opinionismo militante e delle diverse forze politiche provengono messaggi tesi a confezionare, facendo colpevole quando non doloso scempio, un utilizzo strumentale della storia e, per l’ennesima volta, il preludio a una festa nazionale divisiva. Ho personalmente sognato e con me anche molto ospiti e relatori ufficiali di commemorazioni e confronti che abbiamo avuto modo di promuovere nei decenni che, col passare degli anni e col maturare della consapevolezza diffusa, sempre più il 25 aprile divenisse un giorno di concordia e pacificazione, diventando simbolo di vera unità nazionale lasciando alle spalle i residui di una pur dura guerra civile che divise famiglie e città così come antistoriche e velleitarie pretese di egemonia di parte. In tal senso basti citare gli illuminati interventi, anche a Busto Arsizio di Luciano Violante, Aldo Cazzullo, Liliana Segre tesi da un lato a valorizzare il rispetto per qualunque caduto per una bandiera o un ideale, dall’altro a costruire un futuro che, senza confondere pacificazione e parificazione, garantisse soprattutto alle giovani generazioni la costruzione di un domani migliore.

Facendo tesoro della testimonianza di Angioletto che ha dedicato l’intera vita al coinvolgimento delle giovani generazioni, senza mai, pur nel rigore e nella fermezza del suo antifascismo, aver usato parole di odio o men che rispettose dei diversi orientamenti politici, l’amministrazione di Busto ha voluto rendere protagonisti i giovani e le scuole nella consapevolezza matura che più ci si allontana dagli eventi storici e vengono a scomparire i testimoni più pericolose diventano le tentazioni dell’indifferenza, dell’oblio, o, forse peggio, dello strumentale utilizzo a brandelli della storia. Perché, come ebbe a dire Pier Paolo Pasolini già nel 1975, un Paese senza memoria è un Paese senza storia. E un Paese senza storia è un Paese senza anima e senza bussola. Benissimo quindi ha fatto e fa la nostra amministrazione a continuare nel segno dell’unire e nell’insistere, in uno con le diverse associazioni e, soprattutto col tavolo “La storia ci appartiene“, a dare, pur nell’amaro dibattito di questi giorni, un segnale di coerente e commendevole cultura democratica e unitaria nel perseguire i valori della libertà consapevole, della democrazia responsabile contro ogni rigurgito di vecchio o nuovo fascismo e di palese, criptico od occulto attacco alle istituzioni democratiche basate sui valori costituzionali.

Mentre anche opinionisti liberali come Orsina paiono arrendersi rispetto al sogno di fare del 25 aprile la festa dell’intera Nazione e un patrimonio nazionale e comune, partendo dall’amara constatazione che la politica italiana, mancando di sostanza è destinata a concentrarsi su presunte questioni identitarie, comprese quelle che, avendo a che fare con l’identità del Paese, dovrebbero unificare e non politicizzarsi, in senso deteriore, io continuo a credere che le stupide (sì, stupide querelle di questi giorni tra chi svilisce la storia o pretende di brandirla ignorantemente in antistoriche e superate pretese di monopolio) contrapposizioni di queste ore tra mistificazioni della Costituzione, vuoti e osceni distinguo tra essere antifascisti o contro il fascismo, possano e debbano essere superate dal concreto e quotidiano servizio alla cultura e alla costruzione di un Paese più libero, democratico e, possibilmente più ricco di opportunità per le nuove generazioni. Che anche domani, come in questi giorni, saranno protagoniste della festa della Liberazione a Busto Arsizio. E dimostrando che, pur essendo espressione espressione di Fratelli di Italia e della destra di governo, si può unire e guardare ai valori che uniscono le comunità e non alle strumentali bandierine che pretendono di dividerle.

Un plauso al sindaco e all’amministrazione di Busto. Con, consentitemelo, orgoglio e gratitudine.

busto arsizio liberazione gigi farioli – MALPENSA24