Da Civitanova Marche all’Olanda, ma dove andremo a finire?

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L'aggressione mortale di Civitanova Marche

di Luigi Patrini

Due fatti diversi, ma entrambi scioccanti, mi hanno fortemente colpito in questi giorni: l’uccisione violenta di Alika, il 39enne nigeriano aggredito a Civitanova Marche per futili motivi e assassinato in una violenta colluttazione ripresa con il cellulare dai passanti, senza che nessuno di loro facesse un tentativo per sottrarlo alla violenza dell’aggressore; l’altro è una notizia che viene dall’Olanda ed è altrettanto se non forse ancor più drammatica: si tratta del progetto del ministro della Salute Ernst Kuipers di rendere possibile l’uccisione per eutanasia dei bambini di età compresa tra uno e dodici anni: questo l’annuncio dato al Parlamento Olandese circa un mese fa. Kuipers ha promesso di presentare la proposta in tempo utile, perché entri in vigore il prossimo ottobre.

Due notizie sconvolgenti che mi hanno davvero scioccato per la disumanità che rivelano con chiarezza: il male è sempre stato presente nella storia dell’uomo, fin dai tempi di Caino e Abele, ma l’efferatezza di questi due eventi, così diversi ma pure tanto terribili entrambi, è davvero tremenda. Che pena dare all’assassino di Alika? Abbiamo visto al telegiornale la scena ripresa dai cellulari! Ma, soprattutto, come possono, i passanti, essere stati così privi di umanità, così indifferenti, così vili, da non intervenire e limitarsi a riprendere la scena come si fa con l’amico che riceve un premio, o come si fa con il figlio che riceve il diploma di laurea? A che livello di disumanità siamo arrivati? Ci si scandalizza delle torture a cui sono sottoposti i militari catturati in azione di guerra, fanno orrore gli stupri, gli abusi compiuti nei lager nazisti e nei gulag sovietici, quel che ha fatto Pinochet in Cile e Pol Pot in Cambogia, ma quello che è successo a Civitanova Marche è accaduto in pieno giorno, in una cittadina tranquilla… Cosa c’è nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, che ci rende così privi di umanità, così simili agli animali?

In effetti sembra di trovarsi di fronte ad una mutazione genetica profonda dell’umanità: una mutazione che ci inietta in corpo indifferenza per le sofferenze altrui, odio per il diverso, incapacità di distinguere la realtà, la carne e i fatti reali dai racconti di fantasia e dalla nostra immaginazione.

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Luigi Patrini

Chissà quanti casi di eutanasia infantile e neonatale accadono ogni giorno senza che nessuno sia turbato perché passano per “morti naturali”! Ora qualcuno comincia a parlare di “aborto post-natale”, poi, a poco a poco, dopo l’Olanda, anche nel resto d’Europa si legalizzerà l’infanticidio: la neo-lingua di orwelliana memoria evidentemente inventerà un nuovo termine meno traumatico! Magari bandendo un concorso per trovare un termine accattivante e meno allusivo al crimine che si sta perpetrando: anche “aborto” non piaceva e lo si chiamava più gentilmente “IVG” (acronimo di “Interruzione Volontaria di Gravidanza”), un’espressione un po’ vaga che non faceva pensare all’omicidio: in fondo, se la gravidanza è un fatto privato, chi mi impedisce di interromperla? Se non mi piace più giocare a tennis, chi mi può impedire di buttar via la racchetta?

Il 28 luglio di 5 anni fa morì a Londra Charlie Gard: aveva poco meno di un anno ed era affetto da una grave malattia. I genitori non volevano che fossero spente le macchine che lo aiutavano a vivere; ci fu un dibattito animato nella pubblica opinione, poi scese il silenzio sul caso e il Potere impose il silenzio sulla questione.

In Olanda, con il Protocollo di Groningen del 2005, si è consentita l’eutanasia anche sui bambini di età inferiore a un anno. Ora il governo estenderà tale protocollo in modo che i bambini fino ai dodici anni possano essere uccisi! Poiché il provvedimento non richiede una revisione della legge, ciò avverrà nel silenzio della burocrazia, senza un dibattito aperto tra i politici e tra i cittadini! Quanti sostengono il “diritto” all’eutanasia di solito pensano a persone adulte o anziane, prossime alla morte, capaci di esprimere un consenso informato; ma i bambini, potranno essere d’accordo? Chi deciderà al posto loro? I genitori saranno costretti a decretare l’uccisione dei loro figli?

E i medici che faranno? Potranno ancora ricordare il giuramento di Ippocrate? Sarà rispettata la loro etica professionale? E’ chiaro che, se il medico può decidere impunemente di uccidere, diventa un “sicario”, come dice spesso Papa Francesco: ci saranno medici che capiscono (ma si rispetterà il loro diritto alla “libertà di coscienza”, o saranno licenziati?), ci saranno medici che si piegano e che non sentiranno alcun conflitto con la loro professione che imporrebbe di curare e alleviare i dolori del paziente.

Questi aborti “post-natali” si faranno in un clima sempre più tranquillo e nell’indifferenza generale…

Consentire ai medici di uccidere impunemente le persone crea un cambio di paradigma nella nostra comprensione culturale del ruolo dei professionisti medici. Anche se vengono introdotte garanzie come il consenso informato, questi principi e garanzie possono essere aggirati facilmente.

Nel 2005 Eduard Verhagen, un medico olandese, valutò che su 200.000 bambini che nascono ogni anno in Olanda circa un migliaio muoiono nel primo anno di vita. Di questi poco più della metà muoiono per una decisione medica; un bel cambiamento di paradigma nella comprensione culturale della professione medica: muoiono meno bimbi per cause naturali che per una decisione dei medici che ritengono opportuno non continuare o non iniziare neppure terapie pesanti e costose. Si giunse così al “protocollo di Groningen”, che consente una vera e propria eutanasia per bambini che “possono avere una qualità di vita molto bassa, senza prospettiva di miglioramento”. Credo che tutti capiscano il rischio di espressioni un po’ vaghe come “qualità della vita”, e che sia scorretto non ipotizzare neppure la possibilità di cure nuove e innovative che potrebbero essere attivate nel tempo. Il concetto estremamente vago di “qualità” della vita si apre quindi a varie possibilità, che oltrepassano largamente l’accanimento terapeutico.

Di fronte al male che avanza e si diffonde in modo subdolo e talvolta accattivante, al punto che uccidere un uomo (o un bambino) si arriva a farlo apparire un atto di pietà e quasi d’amore, bisogna tornare ad un uso corretto della ragione. Parlando all’Angelus di domenica, Papa Francesco ha detto, tra l’altro: “Se si guardasse la realtà obiettivamente, considerando i danni che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione ma anche al mondo intero, l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare”.

Ecco cosa bisogna fare: semplicemente “guardare la realtà” e decidere di fare “l’unica cosa ragionevole”, che è amare la vita e aiutarla ad affermarsi, invece che ucciderla. Così, forse, torneremo a rispettare l’uomo e la sua vita!

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