Da Kabul a Busto: la storia di riscatto di Atai, rifugiato afgano fuggito dai talebani

BUSTO ARSIZIO – Dall’Afghanistan a Busto, la storia di riscatto e integrazione di Atai Walimohammad, scrittore, educatore pedagogico, attivista e fondatore dell’associazione per i diritti delle donne afgane FAWN (Free Afghan Women Now). Classe 1996, rifugiato afgano, perseguitato dai talebani che avevano già ucciso il padre, è in Italia dal 2012, dopo aver attraversato clandestinamente 12 Paesi. Ora vive a Borsano e lavora come educatore e traduttore giurato per le istituzioni di giustizia e le forze dell’ordine, dopo aver imparato l’italiano sul telefono mentre era in un centro profughi. E settimana scorsa, il 20 febbraio, ha conseguito la laurea magistrale in relazioni internazionali e studi dell’Africa e dell’Asia.

La storia

La sua storia è quella di un rifugiato fuggito dai talebani a 13 anni dall’Afghanistan e arrivato in Italia nel 2012, dopo aver attraversato 12 paesi clandestinamente a piedi, sotto i camion e in gommoni con l’aiuto dei trafficanti di essere umani. A salvarlo, rivela Atai, è stata la sua nonna paterna, medico negli anni ’70 a Kabul, «attraverso l’istruzione e la vera cultura afgana», mentre i suoi amici di infanzia, «entrati nei centri di addestramento per i kamikaze e bambini soldato, ne sono usciti morti in nome del paradiso uccidendo con sé altri civili tra cui donne e bambini».

Il padre

Atai non ha invece mai conosciuto il padre, psichiatra: «Impiccato dai talebani nel ’96 solo per il fatto che era istruito, acculturato e cercava di far capire agli afgani che la guerra dei mujahiddin e poi dei talebani era solo a vantaggio delle superpotenze mondiali – rivela Atai – diceva sempre alla gente che l’istruzione era la vera arma e non il fucile, che i bambini dovevano andare nelle scuole normali e non nelle così dette scuole “madrassa jihadiste“ che erano le fabbriche che soltanto producevano le bombe essere umani, e la violenza».

La scuola

Proprio sulle orme del padre, Atai decide di aprire una scuola con l’aiuto dell’esercito afgano, ma dopo una settimana i talebani lo accusano di infedeltà e di convertire i bambini all’occidentalizzazione e al laicismo, così la scuola viene fatta esplodere e Atai è costretto a fuggire da morte certa. «L’istruzione è considerata il peggior nemico dai talebani e le persone istruite condannate alla morte». Atai dopo un lungo e pericoloso viaggio arriva in Italia, e impara l’italiano sul telefono perché nella comunità dove era inserito non c’era la scuola. E dopo sei mesi in Italia comincia a fare il mediatore linguistico e interculturale, e nel 2015 arriva a Zavattarello in provincia di Pavia per operare in un centro di prima accoglienza.

L’integrazione

Sono i primi passi di una piena integrazione nel nostro paese: Atai si iscrive alla laurea triennale in scienze della mediazione linguistica e la conclude nel 2018, poi si iscrive all’albo dei traduttori giurati al tribunale di Pavia, nel 2019 comincia il corso per educatore professionale e lo conclude nel 2021, anno in cui si sposa con una donna afgana, Homaira, trasferendosi a Busto Arsizio. Ora è educatore pedagogico a Varese e Busto Arsizio, e il 20 febbraio 2023 centra l’obiettivo della laurea magistrale. «Ringrazio tanto l’Italia e gli italiani per l’accoglienza» afferma con orgoglio Atai Walimohammad, che ha anche scritto cinque libri, «già pubblicati e i prossimi usciranno presto».

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