D’Annunzio, Chiara e le nuvole

lodi d'annunzio chiara
Piero Chiara e Gabriele D'Annunzio

di Massimo Lodi

Per assurdo: cosa avrebbe pensato Piero Chiara dell’idea, lanciata dal nuovo direttore generale della Rai, di dedicare un cartoon a D’Annunzio? Per gioco: l’avrebbe giudicata da ciapanò, ovvero la riduzione d’un ruolo storico e letterario, il modo forse buono nelle intenzioni, ma cattivo nel risultato d’elevare ai fasti/agli album della contemporaneità il poeta sacro. Chiara scrisse molti anni fa una biografia di D’Annunzio. Raccolse con tenacia curiosa i dettagli d’una esistenza senz’altro arciconosciuta, e tuttavia non in ombreggiate sfumature. Andò alla ricerca dell’uomo che stava dentro il personaggio, e ne rivelò pregi, difetti, coerenze, antinomìe. Eccetera.

Leggemmo di D’Annunzio anticipatore dei tempi, geniale, avventuroso. Spaziava dall’arte alla politica, dal privato al pubblico, dal passatismo alla futuribilità con alata disinvoltura. Rappresentò un unicum straordinario, andando ben oltre la qualifica di prodigioso verseggiatore, secondo alcuni il migliore espresso dall’Italia dopo Dante. In realtà, inclassificabile com’era, risultò semplicemente diverso. E da lui, al netto dell’appropriazione beatificante che se ne fece Mussolini, venne clamorosa dimostrazione dell’individualismo patrio. Fenomeno di pregio qualche volta, e non solo d’inadeguatezza.

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Massimo Lodi

A Chiara il Vate piacque soprattutto per la bizzarra indipendenza, facile a cadere nell’eccesso. Un terreno dove Piero scavava di maliziosa lena, convinto che il profilo d’un personaggio fosse restituibile al pubblico indagandone ogni dettaglio di quotidianità, la più riportabile e quella meno. Stava lì il segreto, evviva se intimo, per rendere popolare anche chi potesse apparire distante, molto distante, dal sentire e dal comportarsi d’una larga platea di pubblico.

Così sembrando le cose al raconteur di provincia “venuto dalla vita” (parole sue), è probabile ch’egli valuterebbe non da fumetto le vicende di D’Annunzio. Perché tale strumento mediatico -pur nella sua talentuosa cifra- assegna al personaggio un soverchiante tot di figurativo. Risultato: talvolta fatica a comunicarne l’anima, nonostante la capacità di tratteggio dei contorni. E dunque si allargherebbe, chissà, la cerchia degl’informati su D’Annunzio, ma se ne restringerebbe la grandeur e perciò il mito. Quello che l’ha collocato in eterno sulla Nuvola Nazionale, tramite un disegno inconsapevole/leggendario e perciò non trasferibile nel mondo delle nuvolette, per quanto consapevole/orgoglioso della sua ingegnosa matita. 

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