Gioele Dix e Benny Goodman, comicità e swing al Tirinnanzi di Legnano

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LEGNANO – Prima uno spettacolo in bilico tra comicità e declamazione, tra risate e riflessioni, forte di una visione realistica di ciò che non funziona attualmente. Poi un omaggio alla forza dirompente dello swing, e al suo re bianco. È il doppio appuntamento che ha in serbo il Teatro Tirinnanzi di Legnano per il prossimo weekend. Se venerdì 8 marzo andrà in scena alle 21 ”Onderòd”, spettacolo di Gioele Dix, comico, attore e scrittore milanese, la rassegna “Le origini del jazz” ospiterà domenica 10 alle 18.30 i successi di Benny Goodman eseguiti da Alfredo Ferrario (clarinetto), Carlo Bagnoli (sax baritono), Luciano Zandro (chitarra), Marco Mistrangelo (contrabbasso) e Tommi Bradascio (batteria).

Abile mattatore e attore completo

Apprezzato per l’ironia e lo stile di scrittura, Gioele Dix si giocherà lo spettacolo in bilico fra comicità e declamazione, fra risate e riflessioni, forte di una visione realistica di ciò che non funziona attualmente. Disegnerà così i vari temi che espone: il senso civico in vertiginoso calo, la voglia di ritorno al genuino della campagna, l’invadenza e l’incompetenza diffusa, l’ossessione per il gioco e le lotterie, l’indisciplina, i disservizi nei trasporti, la furbizia e le apparenze costruite per finta, non di rado come arma di difesa, fonte di nuovo cibo per il proprio protagonismo.
Fin dalle battute iniziali “Onderòd”, con la partecipazione di Savino Cesario, è uno spettacolo che convince, con cui Gioele conquista il pubblico calibrando adeguatamente tempi e ritmi, battute esilaranti e movimenti del corpo studiati nel dettaglio, lasciando capire che dietro a tutto ciò c’è un grosso lavoro d’attore fatto con cura. L’artista meneghino fa parte di quel gruppo di volti noti del teatro che, quando ritornano, si vedono e rivedono sempre con piacere. Da abile mattatore, nello spettacolo dirige con maestria le onde comiche che emana, interrotte solo dall’unico breve black out che ogni artista desidera, a scena aperta: gli applausi. Gioele Dix è un attore completo, colto, preparato, all’altezza di ogni parte e personaggio: capace di correre tra gli opposti del drammatico e del comico, del feroce e del bonario, meritandosi l’elogio di risultare il miglior regista di sé stesso. Il pubblico lo ama, lo certificano le grandi affluenze per ogni sua nuova data, merito anche della sua epifania più classica e collaudata, la risata. A profusione, nel suo imperdibile “Onderòd”. Lo dedicherà, poi, un omaggio alle donne? Certo, sarà la sera dell’8 marzo. Magari anche con un selfie per chi lo vorrà.

Scenari da concerto rock

Negli anni ’30 lo swing era la forza più dirompente a New York, Chicago, Detroit e a Kansas City. Grazie alle numerose sale da ballo a un costo d’ingresso bassissimo, le stesse furono subito frequentate da tutti quei giovani che avevano iniziato a ispirarsi ai passi acrobatici del “Lindy Hop”, ballo swing afroamericano nato ad Harlem in un’epoca precedente alla Grande Depressione, avvenuta dopo il crollo di Wall Street nel 1929. Tre lustri dopo, quei passi avrebbero gettato le basi di ogni danza rock’n’roll. Nello swing c’era anche un re, un re bianco: Benny Goodman, che il teatro Tirinnanzi di Legnano omaggerà con una session dal vivo a lui interamente dedicata.
Tra i primi grandi artisti capaci di sfondare il muro che separava i musicisti neri da quelli bianchi, incantò intere generazioni di americani ed europei. Nato a Chicago nel 1909, a soli dodici anni debuttò con il clarinetto, strumento da cui non si sarebbe più separato. Tutti lo acclamarono, e avrebbe potuto divenire un eccellente solista di musica classica, ma Benny preferì il jazz. L’ America bianca iniziò ad amare il genere grazie alle melodie e ritmi sincopati che Benny sapeva creare con sonorità innovative. I puristi dicevano che si stava privando il jazz delle sue radici culturali afroamericane, ma nessuno li ascoltò e lo swing spopolò ovunque. Negli anni ‘30 Goodman aveva già suonato nell’orchestra di Ben Pollack e inciso i primi dischi, ma volle fondare una band tutta sua: con “Let’s Dance” divenne indiscutibilmente il re bianco dello swing. Nel ’35 il tour coast to coast fu un successo, nel ’37 i concerti al Paramount di New York suscitavano scenari che solo il rock sarebbe stato poi in grado di generare, con file interminabili di gente in coda per garantirsi un biglietto.

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dix jazz tirinnanzi – MALPENSA24