Alla fine siamo arrivati alla resa dei conti, come previsto il Super Tuesday ha mietuto le sue vittime.
La vigilia del Supermartedì aveva già stravolto tutti i pronostici, infatti dopo il voto in South Carolina, di sabato scorso, si erano ritirati nel giro di 36 ore sia Pete Buttigieg che Amy Klobuchar, entrambi delusi e consapevoli che la loro corsa non aveva lo slancio e i voti necessari per poter reggere l’ascesa di Bernie Sanders e di Joe Biden.
Nel nome dell’unità dei moderati Buttigieg e Klobuchar hanno sposato il fronte di Joe Biden e i risultati si sono subito visti nel voto del Supermartedì.
Cosa è successo?
Finalmente Biden ha dato dimostrazione di forza e solidità, la vittoria schiacciante nel South Carolina ha dato il largo ad una vittoria non scontata, ma ampia in molti Stati.
Biden vince e convince soprattuto negli Stati del Sud, là dove la minoranza afroamericana è presente in modo massiccio, molto bene in Alabama, Arkansas, Tennessee e Oklahoma. Ha confermato i sondaggi del North Carolina e Virginia vincendo con ampio margine, ma i dati più indicativi arrivano dal New England e dal Massachussets. Lo stato della senatrice Warren, che fino a qualche giorno fa era terreno di conquista di Bernie Sanders, ha visto invece prevalere Joe Biden, così come è sorprendente il risultato del Maine, dove contro ogni pronostico Biden ha superato il senatore del vicino Vermont.
Il Texas
Era ed è uno degli Stati decisivi per ogni elezione americana. Nel supermartedì l’ondata di Biden ha raggiunto anche Huston e Dallas, una vittoria morale più che numerica che però è la fotografia dell’inversione di rotta dell’ex vice presidente di Obama. Il dato politico che arriva dal Texas non può essere sottovalutato da Bernie Sanders.
Bernie Sanders non è in crisi
Sanders contro tutti, è proprio il caso di dirlo, la riunione del fronte moderato più che da visione politica è stata motivata dalla necessità di fermare l’avanzata dell’ala radicale rappresentata da Sanders, ma nel supermartedì non ha subito una debacle, anzi si conferma il candidato di riferimento della minoranza ispanica, vincendo in Colorado, Utah e nella grande California con quasi 9 punti di vantaggio rispetto a Biden. La partita è certamente aperta.
Bloomberg e i suoi 570 milioni di dollari.
Il vero sconfitto è l’ex sindaco di New York, disperso nel supermartedì. Fuori dai giochi fin dai primi exit poll della notte. Non ha convinto negli stati del Sud, e non ha scaldato i cuori del freddo New England. Sotto le aspettative anche negli stati del westcoast California e Colorado. Alla luce del deludente risultato ha deciso di chiudere qui la sua, costosissima, avventura elettorale dichiarando che l’unico vero candidato che può battere Trump è Joe Biden.
La corsa continua
Il tempo di riordinare le idee che già martedì 10 marzo il carrozzone delle primarie si sposta in altri 6 Stati, si voterà in Idaho, Mississippi, Missouri, North Dakota ma occhi puntati su Michigan Washington.
Biden ora è il favorito, ma se la senatrice Warren dovesse decidere di appoggiare Sanders l’inerzia delle primarie potrebbe subire una nuova clamorosa svolta.
I delegati
Servono 1885 delegati per ottenere la nomination. Ad oggi questa è la situazione:
Biden conduce con 497 delegati insegue Sanders con 395 infine chiude la senatrice Warren con il magro bottino di 47 delegati.
Il testa a testa continua.
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Giacomo Iametti
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