Borri, nuovo capitolo della storia infinita. Ora serve un segnale di svolta vera

I 15 milioni di finanziamento statale del bando di rigenerazione urbana avevano fatto sperare che la lunghissima vicenda dell’ex Borri di viale Duca d’Aosta a Busto Arsizio potesse finalmente essere arrivata all’ultimo capitolo. Ma, come nei migliori thriller, il colpo di scena è sempre in agguato, e stavolta si è materializzato sotto forma di parere preliminare della Soprintendenza dei Beni Culturali, che ha inserito una corposa serie di prescrizioni rispetto ai progetti da realizzare per concretizzare le ipotesi di destinazione delineate dall’amministrazione comunale ai tempi della partecipazione al bando. “Non una bocciaturaha chiarito il sindaco, ricordando che il progetto di riqualificazione vero e proprio ancora è da fare. Ma di certo un’altra complicazione sulla strada della rinascita dello storico complesso industriale. E qui per capire meglio va aperta una parentesi: Palazzo Gilardoni partecipò al bando di rigenerazione urbana sulla qualità dell’abitare un po’ in fretta e furia, quando il PNRR ancora non c’era e i 15 milioni di euro di finanziamento per ciascun ente rappresentavano un’occasione ghiotta per sbloccare finalmente la regina delle incompiute della città, sul cui riutilizzo negli ultimi vent’anni si erano sprecate idee, ipotesi – anche le più disparate come quella del parco termale – senza mai arrivare al dunque esclusivamente per mancanza di denaro. Così fu delineato un progetto di massima che prevede al Borri un mix di funzioni molto diverse tra loro: gli uffici comunali, come nella originaria destinazione che era stata pensata ai tempi della milionaria acquisizione da parte dell’amministrazione leghista del sindaco Gianfranco Tosi, ma anche un auditorium per la musica e alcuni spazi commerciali ad esso collegati, oltre ad una palazzina di housing sociale sul retro del complesso (dove attualmente c’è il parcheggio dei dipendenti comunali), elemento decisamente fuori contesto ma indispensabile per far rientrare il progetto nei criteri del bando di rigenerazione urbana.
Ora, anche se il parere della Soprintendenza per l’amministrazione non pregiudicherebbe il progetto dell’Auditorium, spazio pensato per una città che sforna festival musicali di successo (BA Classica nel frattempo ha dovuto di fatto traslocare per gran parte dei suoi appuntamenti dall’intimità della “casa della musica” di villa Ottolini Tosi al più capiente teatro Sociale), tornano a farsi sentire le sirene del mercato coperto – suggestiva ipotesi alternativa sponsorizzata anche dall’ex assessore al bilancio e all’attrazione risorse Paola Magugliani – come soluzione ideale per rimettere in sesto l’anima originaria del capannone a shed che nel frattempo è caduto sotto i colpi del degrado e dell’abbandono. Al di là del derby tra le varie possibili destinazioni e della chiarezza sullo stato dell’arte del bando di rigenerazione urbana che l’amministrazione sarà chiamata a fare nella commissione invocata da tutti i gruppi di minoranza, forse per dare un segnale di vera svolta alla città potrebbe tornare d’attualità una vecchia idea, che sei anni fa era stata già annunciata dall’allora assessore all’urbanistica Giampiero Reguzzoni ai tempi dell’avvio dei lavori di messa in sicurezza a cura della società Alfano che stava costruendo il supermercato Coop a fianco dell’ex Calzaturificio. Quella di restituire alla fruizione della città il parco del Borri, con quel suggestivo viale di piante secolari che, una volta curato, potrebbe rappresentare un polmone verde che oggi nella zona centrale della città manca. Perché è vero che adesso ci sono 15 milioni da spendere, ma i cittadini di Busto per ora non percepiscono la differenza tra il Borri chiuso e degradato, seppur con la copertura rifatta, e il palaghiaccio-fantasma che dopo più di dieci anni di tira e molla comincia a perdere pezzi e non vede ancora un’orizzonte di completamento. E la storia infinita continua.

busto arsizio ex borri – MALPENSA24