Ravezzani: “Giudizio su Conte? Oggi non sufficiente: non sa gestire le sconfitte”

 

C’è soprattutto il caso Inter a tenere banco. Di Conte, in particolare, ma anche di Lautaro Martinez, ne ha parlato il direttore Fabio Ravezzani. Il giornalista televisivo del Gruppo Mediapason ha bocciato il rendimento del “Conte Nerazzurro” per quanto fatto finora. E su Lautaro ha una sua teoria.

Giudizio su Conte all’Inter per quanto visto finora: rendimento sufficiente o no?

Personalmente credo che poi alla fine la valutazione la si debba fare rispetto a una serie di parametri. In base al rendimento dell’anno passato, agli investimenti effettuati, allo stipendio percepito. E alle aspettative iniziali. La domanda è: cosa ci si aspettava da Conte? È evidente che con l’arrivo di Conte, che prende il doppio degli altri, e con una campagna acquisti importante, è doveroso attendersi un miglioramento netto rispetto a un anno fa. E così non è stato. Come è andato in Champions rispetto all’anno scorso? Uguale. In Coppa Italia? Praticamente uguale. In campionato? Sì, c’è stato un lieve miglioramento, in fatto di punti, ma la sostanza non è che sia molto diversa. Il fatto evidente è che si può sorridere ed essere molto ottimisti se si pensa al futuro perché la sensazione è di una prospettiva importante, la squadra ha dei margini significativi di crescita, ma a oggi il voto di Conte non può essere sufficiente. Chi avesse una valutazione contraria lo farebbe solo per un atto di fede.

Conte grande allenatore: qual è il suo limite?

L’ Inter ha le carte i regola per sfidare la Juve anche l’anno prossimo. Il vero problema di Conte, secondo me, è la cattiva gestione della sconfitta. Lui è, passatemi il termine, un moltiplicatore emozionale. Quando le cose vanno male, la sua insoddisfazione si decuplica e il suo scontento emerge nella prosemica, nella faccia: quando non vince ha un bisogno fisiologico di prendersela con le cause esterne. Ciò porta a compromettere anche i rapporti. O con i dirigenti, o con alcuni giocatori. Ecco perché Conte che é un grandissimo allenatore tende però a durare poco in un club. Fatica a gestire la sconfitta. In un’eventuale stagione in cui l’Inter non dovesse fare strada un Europa League e dovesse giustificare i risultati con scelte di mercato non condivise, allora potrebbe innescarsi il corto circuito.

Che campagna si aspetta Conte: giovani promesse di valore o giocatori già fatti?

Siamo passati da Conte dal tocco magico a Conte allenatore che vuole il ristorante da cento euro. Temo che se ne convinca talmente tanto da arrivare a dire in caso di mancate vittorie: non mi prendete i giocatori forti, non potete chiedermi di vincere. Rischia di mettersi in quell’ottica. Non può dire, per giustificare una sconfitta, che all’Inter non si vince da 9 anni. Conte appartiene alla categoria di allenatori che apprezzo in cui la carta vincente è la determinazione, la furia mentale e fisica che trasmette alla squadra. Quando non ha la carica aggressiva anche la squadra però si sgonfia. Uno dei più grandi allenatori, Marcello Lippi, aveva un approccio molto distaccato. Questa determinazione che sa trasmettere è la grande forza di Conte, ma quando le cose vanno male, è anche il grande limite.

Conte all’Inter anche l’anno prossimo?

Non credo si possa cambiare. Conte è un progetto triennale e verrebbe confermato anche se l’Inter arrivasse terza e fosse eliminata prematuramente in Europa League. Mandarlo via non avrebbe senso. In tanti c’è stato il condizionamento del luogo comune di Conte che vince al primo anno. Bisognerebbe che qualcuno lo convincesse a lasciar perdere pubblicamente i discorsi sul mercato. Nessuno tra i suoi competitor in panchina si lamenta dei colpi di mercato. Mi dispiace che non abbia imparato dai propri errori. Qualsiasi allenatore nel privato dice le stesse cose che Conte dice pubblicamente, ma restano nel privato. Perché se le dici in pubblico crei problemi poi all’ambiente.

Lautaro in difficoltà: più un problema fisico o mentale?

Ho notato già a gennaio l’involuzione di Lautaro, non appena è comparsa la magica parola Barcellona. Per me la sensazione è che lui a un certo punto, pensando di andare a giocare con Messi, involontariamente abbia iniziato a rallentare. Magari in una piccola parte della testa potrebbe aver recepito il messaggio che gli hanno fatto arrivare da Barcellona che se anche in questa parte di stagione dovesse andare più piano, dopotutto non sarebbe un gran problema.

Fabio Ravezzani INTER-MALPENSA24