Fallimento populista, ma origini lontane  

lodi draghi crisi
Mario Draghi e Giuseppe Conte

di Massimo Lodi

Velleitario, inadeguato, trasformista. Debole, tentennante, contraddittorio. Questo è l’odierno leader del movimento politico che doveva aprire il Parlamento al modo d’una scatoletta di tonno, abolire la povertà, rivoltare l’Italia come un calzino. E invece nisba. Niente metamorfosi, nessuna pulizia delle incrostate abitudini, zero rinfresco qualitativo della classe dirigente.

Gl’italiani chiedevano nel 2018 un rinnovamento vero, hanno ricevuto il contrario. Il perpetuarsi del vecchio andazzo: promesse disattese, ignobili passaggi di casacca, derive morali, miopie programmatiche, inesistenti progetti di futuro. Hanno concesso una cambiale in bianco a chi s’è rivelato incapace d’onorarla. Tanto che, sotto l’incalzare dell’emergenza Covid e della crisi economica, ci si è dovuti affidare per disperazione a un premier tecnico e impastare un governo di semi unità nazionale.

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Massimo Lodi

Le dimissioni cui oggi Conte obbliga Draghi certificano l’ennesimo fallimento della capacità riformatrice d’un Paese misero d’idee e di personalità capaci di realizzarle. Il dramma vero sta in tale penosa/ciclica modestia, tanto che ì cittadini – delusi da impreparazione, ignoranza, albagia di gran parte degli eletti, assegnatari di forti speranze – ormai non vanno più a votare.

Sono stufi di demagogia, propagandismo, artifizi, sotterfugi, capriole, tradimenti. Il cocktail che – nel frangente storico segnato da guerra, pandemia, inflazione, crisi economico sociale – è diventato una miscela esplosiva capace di farci saltare tutti per aria.

La sventurata irresponsabilità di questa crisi ha un nome e un cognome, cui altri si affiancano. Ma la sua incubazione viene da lontano, quando alla giusta denuncia d’un sistema logoro, non seguì un illuminato processo di radicale correzione. Oscure proposte, oscuri attori istituzionali, oscura strategia di alleanze. Il populismo si è suicidato, purtroppo non da solo. L’Occidente piange, Putin se la ride. Ci siamo auto bombardati, altro che “cà nisciuno è fesso”. Non è più neppure l’Italia dei furbi.

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