L’onorevole Librandi “pagò” Caianiello. Chiuse le indagini per reati tributari

gallarate librandi caianiello
Da sinistra il deputato di Italia Viva Gianfranco Librandi e l'ex plenipotenziario di Forza Italia a Varese Nino Caianiello

GALLARATE – «Per cosa mi pagava Librandi? Per il mio peso politico». E’ l’ex ras di Forza Italia in provincia di Varese Nino Caianiello a chiamare in causa Gianfranco Librandi, deputato saronnese di Italia Viva, in un interrogatorio risalente ai primi di ottobre dell’anno scorso, dopo l’arresto a maggio 2019 nell’inchiesta Mensa dei poveri. Entrambi risultano indagati con l’accusa di concorso in dichiarazione fraudolenta.

Presunte consulenze fittizie

Lo rivela, in un articolo dei giorni scorsi, Domani, il quotidiano diretto da Stefano Feltri, in un servizio firmato da Alfredo Faieta, Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian, dedicato a Librandi e alle inchieste che lo vedono coinvolto. In quell’interrogatorio davanti al pubblico ministero di Milano Luigi Furno il Mullah rivelò che quelle consulenze per un ammontare complessivo di circa 38mila euro erano fittizie. E così lo erano le fatture utilizzate quali pezze giustificative. Secondo Librandi invece la consulenza erano del tutto lecita: «Caianello era presidente dell’azienda municipalizzata di Gallarate, e noi volevamo conoscere l’evoluzione del mercato del Led», scrive invece Domani, ma le dichiarazioni di Caianiello andrebbero in direzione “ostinata e contraria”. Tanto da portare la procura di Milano a stralciare il filone d’inchiesta per i presunti reati tributari (non ci sono accuse di corruzione né per Librandi né per Caianiello in questo caso) dal corpo principale di Mensa dei poveri inviando il fascicolo alla procura di Busto Arsizio che nei giorni scorsi ha depositato l’avviso di conclusione indagini a carico di entrambi i protagonisti.

L’interrogatorio di Caianiello

Nel gennaio 2020 il settimanale L’Espresso aveva rivelato come, in occasione di una verifica fiscale effettuata nel luglio 2019 dalla Guardia di Finanza nella sua azienda a Saronno, Librandi abbia usato parole forti nei confronti dei finanzieri sostenendo di essere “un intoccabile”. Librandi aveva poi smentito minacciando querele, ma il dato interessante è che durante l’accesso di luglio la Finanza acquisì anche la documentazione relativa alla presunta falsa fatturazione relativa ai pagamenti versati a Caianiello. Non per una consulenza sull’uso dei Led, stando agli inquirenti, ma per assicurarsi la vicinanza politica del Mullah, come lui stesso ha dichiarato ai pm. Sempre Domani segnala che la Guardia di Finanza ha concluso l’ispezione fiscale all’azienda del deputato di Italia Viva: la Tci non avrebbe pagato tasse per circa mezzo milione di euro. Raggiunto telefonicamente nella mattinata di oggi, domenica 22 novembre, l’onorevole renziano ha risposto «No comment», mentre al quotidiano di Feltri, in relazione alla contestata evasione da mezzo milione di euro Librandi ha dichiarato di aver già versato all’erario metà della somma.

Saronno Librandi Caianiello Gallarate Indagini – MALPENSA24