Il funzionario incorruttibile racconta le pressioni politiche sull’Urbanistica a Gallarate

MILANO – «Sull’area di via Cadore non poteva essere costruito un supermercato. Per farlo era necessaria una variante al Pgt». Le parole che spiazzano i difensori, in particolare quelli di Paolo Orrigoni, ex patron di Tigros, e di Tigros stessa a processo in quanto società, le ha pronunciato oggi, venerdì 28 ottobre, Massimo Sandoni (nella foto), all’epoca dei fatti responsabile del servizio urbanistica del Comune di Gallarate, davanti al collegio del Tribunale di Milano presieduto dal giudice Paolo Guidi.

Il funzionario incorruttibile

Sandoni è il “funzionario incorruttibile”, colui che rappresenta “l’unica spina nel fianco all’agevolazione del programma criminoso è rappresentata dalla presenza e dalla dimostrata non malleabilità di Sandoni le cui dichiarazioni confortano quanto già emerge dalle intercettazioni”, come scriveva il gip Raffaella Mascarino nell’ordinanza di custodia cautelare che nel maggio 2019 portò all’arresto, tra gli altri, anche di Nino Caianiello, l’ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese al quale, parole sue, “tutti si rivolgevano”.

La presunta mazzetta

Il punto è la presunta mazzetta da 50mila euro che l’imprenditore gallaratese Pier Tonetti avrebbe anticipato per conto di Paolo Orrigoni che, in sei mesi, avrebbe voluto veder trasferire sull’area di via Cadore, di proprietà dello stesso Tonetti, un supermercato Tigros. Orrigoni a Caianiello, lo ha confermato in aula Alberto Bilardo, all’epoca segretario cittadino di Forza Italia a Gallarate, avrebbe pagato una mazzetta da 30mila euro, in base agli accordi testimoniati davanti al collegio.

Nessun supermercato in via Cadore

La difesa Tigros ha sempre sostenuto che, in realtà, avendo quell’area già una parte destinata ad uso commerciale Orrigoni non avrebbe avuto alcuna necessità di pagare chiccesia. Ma oggi Sandoni ha minato la tesi. Spiegando che «Il piano era scaduto nel 2017. L’amministrazione non lo aveva prorogato. Per realizzare su quell’area un supermercato era necessaria una variante al Pgt». Sandoni fa di più: racconta di riunioni sul punto alle quali, «Senza averne titolo, perché era la proprietà dell’area, ancora in quota a Tonetti, partecipavano i tecnici di Tigros – e aggiunge – L’allora assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone (che ha già patteggiato a due anni) chiese se la variante l’avrebbero preferita puntuale o generale».

Le pressioni della politica

Sandoni parla anche dell’affidamento dell’incarico per redigere la variante al Pgt: «L’assessore Petrone voleva conoscere prima i nominativi dei professionisti che partecipavano al bando. Disse che il bando l’avrebbe dovuto vincere qualcuno che andava bene a loro (loro: Petrone era in quota Caianiello) altrimenti avrebbe annullato la gara e la variante l’avrebbe fatta fare a noi».

Segnalazione in procura

Davanti a queste pressioni il “funzionario incorruttibile” andò in procura e si rivolse al pubblico ministero Luigi Furno, che fu trai tre titolari dell’inchiesta Mensa dei poveri sfociata nell’attuale processo. Raccontò tutto: Furno gli spiegò che c’era già un’indagine in corso sui fatti da lui segnalati. Per questo Sandoni, accusato da Caianiello di “avere qualche c…o di problema e di aver già creato problemi a Lonate Pozzolo” (dove Sandoni lavorava e dove il sindaco in quota Caianiello Danilo Rivolta fu arrestato nel 2017) e da Petrone di essere “elemento bloccante” non annullò la gara (sotto inchiesta) e restò in silenzio per due anni. «Sino agli arresti non dissi nulla di questa vicenda nemmeno a mia moglie».

Il 14 novembre sarà Paolo Orrigoni ad essere ascoltato in aula e a spiegare la sua verità.

Se paghi lavori

Dopo di lui è stata sentita Laura Bordonaro, ex presidente di Accam. Bordonaro, semplicemente, ha confermato il sistema di decime e retrocessioni messo in piedi per sostenere economicamente Caianiello rivelando, attraverso le indicazioni del Mullah su quali professionisti scegliere, il sistema Gallarate. La sintesi: chi pagava lavorava, chi non pagava non doveva avere incarichi.

gallarate mensa poveri processo – MALPENSA24