Mongol Rally: la Panda di Samarate è già in Iran tra mongolfiere e moschee

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SAMARATE – Il pandino, o per meglio dire Sylvester Pandone, è stato messo ufficialmente in moto quindici giorni fa.  Tommaso Cattaneo, Davide Obetti e Gabriele Segrini hanno caricato provviste, ruota di scorta (si spera), voglia di avventura e quel pizzico di follia che basta per portare a termine, in 36 giorni, il Mongol Rally, la gara di auto d’epoca non competitiva con un fine tutto benefico. Che sta portando però i due samaratesi e il gallaratese a fare il pieno di sorrisi e pacche sulle spalle, ma soprattutto panorami meravigliosi lungo la via della Seta, il percorso che hanno scelto per arrivare a destinazione, in Siberia.

Diario di bordo

La valle di Goreme, in Cappadocia, con le mongolfiere a colorare il cielo al tramonto. La moschea blu di Istanbul. Immense distese senza incontrare altro che mucche, capre e maiali. Sono direttamente Tommaso, Davide e Gabriele a raccontare la loro impresa a bordo della Panda 4×4 del 1992 che hanno scelto per attraversare 19 paesi e sostenere due associazioni benefiche. Due grandi feste li hanno salutati quindici giorni fa, nelle loro città, Samarate e Gallarate. Oggi, 5 agosto, la mappa sul loro diario di bordo virtuale li geolocalizza in Iran. Sui social, fotografie e poche parole, scritte da uno mentre l’altro è alla guida, raccontano il viaggio: «Giorno 8: un durissimo risveglio all’alba premiato da uno spettacolare paesaggio incantato. Un centinaio di mongolfiere sparse per la città di Göreme, due matrimoni, cinesi con selfie stick, cani con la rabbia, Watta nervoso perché ha fatto i video con il drone ma sono andati persi. Una mattinata meravigliosa ragazzi! Ah, il Pandone non molla mai».

https://www.facebook.com/sylvesterpandone/videos/752142208577146/

Fra tramonti e sorrisi

Il pandino regge, qualche intoppo c’è, come i video del viaggio registrati e poi persi. Ma i tre ragazzi si stanno riempiendo gli occhi di meraviglia, e la raccontano a modo loro. Condendo il tutto con ironia: «Scusandomi per i video persi dell’alba tra la mongolfiere (si, sono un deficiente e sono nervosissimo per questo), spero possiate apprezzare un primo filmato con il drone fatto da una collina di Göreme. Fatelo per me, immaginatevelo all’alba con 120 mongolfiere che si accendono e si spengono ad ogni fiammata». Dalla Turchia all’Azerbaigian: «Il pandone non è mai stanco, ha sempre voglia di mangiare strada e macinare chilometri su chilometri. Un po’ di delusione per quello che abbiamo trovato in strada tra Georgia e Azerbaigian: solo capre, mucche, maiali, persone che attraversano autostrade, autovelox a non finire, buche e tanta sabbia. Che dire, è comunque una figata ragazzi, testa alta e si continua!».

Non conta la meta ma il viaggio

Fino ad arrivare, il 3 agosto, in Iran. Dove ai paesaggi si aggiungono i sorrisi e il calore della gente, un’ospitalità forse inattesa: «Le foto che vedrete sono tutte di persone, volti, sorrisi di un popolo incredibile. L’ospitalità e la curiosità iraniana si è fatta vedere fin da subito, per strada le persone ti suonano, salutano, cercano di comunicare con te per sapere solo da dove vieni e dirti tutti “welcome to Iran”. Siamo stati ospitati da una famiglia iraniana per due giorni, ci hanno trattato come parte attiva del loro nucleo e non ci hanno mai fatto mancare nulla, veramente gentilissimi. Alla fine di questa esperienza contiamo all’attivo 5497 strette di mano, 2749 clacson suonati, 27393 foto con persone, 1 cassetta di fichi, 1 crocifisso».
Mancano ancora sei Paesi all’arrivo, che secondo i programmi dovrebbe terminare a fine agosto. Ancora tanto da vedere e raccontare per Davide, Tommaso e Gabriele, che i loro concittadini stanno seguendo e sostenendo anche a distanza. Ma a questo punto l’obiettivo non è tanto la meta, ma il viaggio in sé, con tutta la ricchezza che ha da offrire.

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