GALLARATE – Un anno fa (era il 27 novembre) l’area di via Lazzaretto veniva sgomberata. «In tutto 90 persone, 17 famiglie, oltre 10 minori sono finiti per strada», dice Pino Saccone portavoce della comunità Sinti di Gallarate. «Un anno dopo siamo ancora così, non sappiamo cosa sarà del nostro futuro».
Contratti rinnovati sino a gennaio
Va detto, per dovere di cronaca, che 5 delle famiglie sgomberate, con figli minori a carico e in possesso dei requisiti di legge si sono viste assegnare alloggio popolari dal Comune vista l’emergenza in cui si trovavano. Va sempre detto che il contratto in scadenza a settembre è stato rinnovato «Sino a gennaio 2020», ammette Saccone previo il pagamento delle bollette così come accade per tutti i locatari. Al momento nessuno dei Sinti sgomberati rimasti a Gallarate si trova per strada. «Il punto è che a gennaio non sappiamo cosa sarà di noi – spiega Saccone – Viviamo nell’incertezza, sempre appesi a un filo. A gennaio cosa succederà? Ci ritroveremo per strada ancora una volta? Oggi di quella comunità che non ha mai creato problemi a nessuno, che non è mai stata oggetto di proteste di alcun genere, non resta niente. Siamo sparpagliati ovunque. Non ci vediamo più. Ancora oggi non abbiamo capito perché sia stata presa questa decisione. Non sappiamo il perché dello sgombero».
Il muro contro muro
Il muro contro muro dei Sinti con il sindaco Andrea Cassani ha visto i primi sempre sconfitti o “rinviati” davanti ai giudici e, alla fine, si è andato smorzando. «Cosa possiamo fare? Stiamo ancora battendo le vie legali, ma dobbiamo tutti vivere – spiega Saccone – Molte famiglie si sono trasferite. Ma noi non possiamo farlo. I nostri figli vanno a scuola qui, noi lavoriamo qui. Siamo gallaratesi a tutti gli effetti, non ci trasferiremo. E a gennaio si ricomincia con la paura di doverci ritrovare a dormire in macchina per strada con i bambini».
