Pavlovic: «I soldi del Recovery Plan ai Sinti». Insorge Tovaglieri (Lega)

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GALLARATE – I soldi del Recovery Plan ai Sinti e Rom è «una richiesta sbagliata nel metodo e nel merito». Lo dichiara l’eurodeputata bustocca Isabella Tovaglieri in risposta a Dijana Pavlovic, l’attrice serba di origini rom, naturalizzata italiana, che in occasione della Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti, ha annunciato la presentazione al governo di una formale richiesta affinché il sostegno al popolo nomade sia inserito nel piano nazionale di ripresa e resilienza.

La Pavlovic a Gallarate

Dijana Pavlovic è un’attivista che più volte negli ultimi tre anni è arrivata a Gallarate per difendere le istanze dei Sinti sgomberati dal campo di via Lazzaretto nel 2018. «Non è pensabile – sostiene Tovaglieri – che i fondi europei destinati all’Italia del Next Generation Eu per favorire la ripresa del post-pandemia, possano essere distribuiti in base alle etnie. Più opportuno che queste risorse vengano destinate agli enti locali, alle imprese, ai territori in sofferenza per il Covid e per le sue conseguenze, per garantire effettivamente la ripresa economica del Paese. Nel merito, va ricordato che ai rom vengono già destinati importanti finanziamenti dall’Ue nell’ambito del piano decennale promosso dalla Commissione Europea».

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Il campo di via Lazzaretto sgomberato a dicembre 2018

Scolarizzazione bassa

Malgrado questi fondi specifici, i tassi di scolarizzazione sono rimasti bassi. Anche a Gallarate, dove un gruppo di Sinti negli ultimi mesi è tornato a chiedere pubblicamente l’allacciamento alla corrente e un’area pubblica dove fermarsi con i loro camper e roulotte, trovando naturalmente un muro da parte dell’amministrazione di Andrea Cassani che nei giorni scorsi aveva dichiarato: «I Sinti sono più in campagna elettorale di me».
Conclude Tovaglieri. «Affermare, come fa Dijana Pavlovic, che “il Covid ha reso le condizioni ancora più drammatiche. Circa il 40% delle comunità rom e sinti vive di economia circolare informale, guadagnando attraverso l’organizzazione di mercatini locali” fa emergere che, in altre parole, non ci sono regole. Questo, a dimostrazione che la reale integrazione richiede un atteggiamento proattivo da parte delle comunità stesse, non basta una pioggia di soldi da Bruxelles».

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