I vecchi e i giovani, sempre in conflitto?

pellerin vecchi giovani

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, sarà capitato anche a voi di chiacchierare, dialogare, discutere intorno all’età che inevitabilmente determina la nostra vita, ai segni indelebili che il tempo ci lascia, all’innegabile fatto che noi possiamo non occuparci di lui ma che certamente lui continua ad occuparsi di noi. Insieme a queste ovvietà, i discorsi cadono molto spesso sul confronto, direi quasi sul conflitto, fra giovani e vecchi.

L’epoca è certamente difficile, il futuro sembra sempre più oscuro, il cammino sempre più impervio e non desta alcuna sorpresa che un anziano affermi di non voler essere giovane oggi. Anzi molti che conosco lo affermano con vigore portando le argomentazioni di cui sopra e molte di più. Il presente non piace, fa paura, emergono ombre e incertezze, difficoltà dietro l’angolo sempre più acuto. E così è facile guardare i giovani con sufficienza quando non con commiserazione. È certo che non avranno la pensione, che il lavoro è segnato oggi da incertezze e provvisorietà, che il difficile clima del “genere fluido” è per molti incomprensibile. L’alternativa? L’alternativa è che questi anziani non ci saranno, per evidenti motivi biologici.

Quando compii cinquant’ anni (siamo nel 1996) mi venne spontaneo fare un confronto con quanto mio padre, che era del 1910, e la sua generazione aveva vissuto nello stesso arco di tempo. Mio padre aveva visto o attraversato il conflitto ’15-’18, il fascismo, la Seconda guerra mondiale, il crollo del regime, la resistenza, la caduta della monarchia, il ritorno della democrazia, la grande rinascita del paese. Per me in cinquant’anni era cambiato tutto ma non era successo niente. Nella vita di mio padre è avvenuto l’opposto: è successo di tutto, ma non è cambiato niente. Il mondo valoriale di mio padre è rimasto per mezzo secolo sostanzialmente invariato. Erano ancora i valori dell’800. Nel mio primo mezzo secolo di vita quotidiana ho conosciuto dei formidabili cambiamenti. Pensiamo all’aereo, al turismo di massa, alla TV, al computer, alle comunicazioni, ai social, che hanno finito per incidere profondamente il terreno etico e sono riusciti a mutare i valori di riferimento. Ma la storia era in cammino ed è tutto cambiato di nuovo.

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Ivanoe Pellerin

Oggi anch’io posso affermare di stare assistendo a mutamenti mai prima d’ora immaginati. Non solo il Covid e la “cancel culture” ma addirittura la guerra, elementi storici e sociali che sovvertono i punti di riferimento della nostra epoca, anche quelli già cambiati dalla tecnologia e dal web. Questo giustifica il conflitto generazionale?

Credo di essere in armonia con il tempo che passa, con le limitazioni del corpo che invecchia, con le difficoltà che impongono i troppo rapidi cambiamenti della nostra epoca. Mi pare una vecchiaia tranquilla con punti fermi (credo inossidabili) come la famiglia (impossibile senza), un poco di lavoro (che amo da sempre), i viaggi (soprattutto in moto) e i miei libri che sono la cura dell’anima. E allora, l’ostilità vecchi e giovani?

Mia moglie in un recente viaggio, peraltro anche un po’ faticoso e impegnativo, alla vista di giovani belli e sorridenti, dalle movenze dinamiche ed elastiche, dalla parola lesta e precisa ebbe a confidarmi una certa invidia, quella buona, quella lieve, quella che ciascuno di noi può concedersi senza scadere nella malevolenza. “Guarda come sono belli! Come si muovono senza paura! Come sanno di essere al centro del mondo!” Ecco, queste parole mi sono risuonate e mi risuonano ancora nel profondo.

E allora un pensiero lontano che viene dalla vitalità della cellula o dal rimasuglio degli ormoni che ancora si agitano o forse dall’anima si fa presente, porta scompiglio e si afferma. Certo, i tempi sono problematici, le incertezze sono tante, le infamie e le paure sono sull’uscio di casa. Ma anch’io vorrei essere giovane o più giovane, con tutte le difficoltà di questo tempo ma con le energie, la vitalità e le aspettative che una vita lunga promette. Sarà la nostalgia degli anni inconsapevoli, la scoperta delle emozioni esagerate, degli amori allo stato nascente, la voglia di incontrare di nuovo la letteratura, la musica, la medicina e la motocicletta. Si, forse anche i terribili problemi e gli abissi indicibili che gli umani sempre presentano, ma con la forza, la gagliardia, la vitalità che la gioventù mette a disposizione.

Cari amici vicini e lontani, non viviamo nel peggiore dei mondi possibili, altre generazioni, come quella di mio padre, hanno vissuto tra guerre, miseria, povertà ed epidemie (ricordo la “spagnola” che fece milioni di morti). Quindi non lamentiamoci. Ogni epoca ha avuto le sue occasioni e i suoi orrori. E i vecchi si sono sempre lamentati e si lamentano dei giovani, ma sotto sotto li invidiano. Allora? Allora cerchiamo di essere sereni, di essere soddisfatti della vita che abbiamo avuto in dote in assenza di talenti certi, di affrontare il tempo che verrà con simpatia, di sorridere a quello che ci capita, di affrontare il resto della vita che arriva senza paura. Cari amici vicini e lontani, caso mai di più “à bonne fin toujours”.

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