Il nostro amico Andrea (Cassani)

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Matteo Salvini è il principale sponsor di Andrea Cassani (foto d'archivio)

Sinora si è scritto e detto in lungo e in largo della Lega divisa a metà anche in provincia di Varese. Anzi, soprattutto in provincia di Varese: di qua i salviniani, di là i bossiani. Categorie che non sono soltanto giornalistiche, benché sul Carroccio ci sia qualcuno che si affanni a negare l’evidenza. La parola d’ordine è unità. Una parola, appunto. Il contesto offre un’altra storia. Dentro la quale domina Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, neo segretario provinciale per una manciata di voti al congresso, uomo contiguo a Salvini; uomo del quale vorremmo ora scrivere e dire. Di lui e della sua Lega. Che sarà diversa da quella a guida ecumenica di Matteo Bianchi, il suo predecessore, e da quella giorgettiana e frizzantina appena appena, del commissario Stefano Gualandris.

Cassani non è uno che sta troppo a girare intorno alla cose. Lo ha subito dimostrato mettendo i puntini sulle “i” ai sindaci del centrodestra che hanno  incontrato o che vorrebbero incontrare Letizia Moratti, in visita pre elettorale nel Varesotto. “Suscitano un problema politico” ha affermato a Malpensa24 il primo cittadino gallaratese, lasciando intendere quale sarà la sua linea: schiena dritta, chiarezza nei rapporti, nessuna concessione agli avversari. E, manco a dirlo, nessuna tolleranza verso chi tradisce. O è bianco o e nero. O con me o contro di me. Non a caso si sussurra di una lista nera dei leghisti che al congresso di Busto Arsizio gli hanno voltato le spalle, magari giocando su due sponde, che è ancora peggio.

La sua storia recente la dice lunga sul carattere dell’uomo. Aneddoti, anzi, atteggiamenti che spiegano benissimo la stoffa politica di Andrea Cassani: dal foglio di via ai sinti accampati abusivamente a Gallarate, al biglietto del treno pagato di tasca propria ai profughi dirottati in città, affinché se ne andassero; dall’insofferenza verso i clochard fino all’ostracismo da duro e puro per chi lo mette in discussione. Fuori e dentro il partito: figurarsi la vita grama dei giornalisti rompiballe. Insomma, non certo uno da trattare con sufficienza. Questo devono sapere, e già sanno, coloro i quali si dovranno approcciare per le questioni politiche. I candidati alle elezioni provinciali e regionali sono avvisati. Messaggio inequivocabile per i segretari delle formazioni di centrodestra. Chiedere a chi lavora con lui nella giunta di Palazzo Borghi.

C’è chi dice che nel tempo abbia modificato, e di molto, la sua visione del mondo, ammorbidendosi. Può essere. Sulla sua testa pende la prossima sentenza del processo Mensa dei poveri, in cui è imputato per una vicenda che lo vede coinvolto di striscio a causa del ruolo istituzionale. Non certo per aver preso parte alla combriccola della decima di Nino Caianiello, ma per aver dovuto, da sindaco, mettersi in gioco su questioni, diciamo così, tecniche e procedurali. Nulla di eclatante né di disonorevole, che però, al momento, non passa inosservato. Si vedrà. Di sicuro, i gallaratesi lo hanno rieletto senza se e senza ma, mettendo una distanza siderale con gli altri contendenti. E questo basta e avanza per affermare che, nonostante tutto, risulta pure simpatico. Ora c’è l’impegno politico “al fronte”. Che consiglia a forzisti, fratelli e sorelle d’Italia e quant’altri, soci della Lega compresi, di presentarsi alle riunioni con l’elmetto. Andrea Cassani è un amico, ma per quanto abbiamo visto, di solito non fa prigionieri.

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