Kosovo e Serbia, sale la tensione

Rischio di escalation nei Balcani

di Alessandro Belviso

I Balcani rischiano di tornare zona di guerra. Le tensioni tra Serbia e Kosovo sono esplose nella giornata di domenica 31 luglio, quando alcuni cittadini serbi hanno allestito dei blocchi stradali sui valichi di Jarinje e Brnjak al confine tra i 2 stati, costringendo le autorità kosovare a chiudere i due punti d’accesso. Inoltre, alcuni testimoni avrebbero sentito degli spari e visto movimenti di soldati alla frontiera. Le proteste sono avvenute per le nuove leggi sul divieto dell’uso di documenti e targhe serbe nel nord del Kosovo a partire dall’ 1 agosto. Per Pristina questa legge è motivata dalla reciprocità: Belgrado consente alle auto kosovare di muoversi solo con targhe serbe temporanee, già dal 2011 e solo per 90 giorni. Ma per il presidente serbo Vucic la mossa del Kosovo è una provocazione. Egli ha assicurato che se minacciata, la Serbia “ne uscirà vittoriosa”, mostrando una mappa del Kosovo coperta dalla bandiera serba, mentre il capo di stato maggiore di Pristina ha dichiarato che l’azione di Belgrado è una “ripetizione da manuale del playbook di Putin”.

A questi segnali di tensione, dopo un consulto con l’ambasciata americana, la presidente kosovara Osmani ha optato per il rinvio del divieto delle targhe serbe al 1 settembre. Questi eventi hanno suscitato l’interesse e un duro confronto fra le superpotenze mondiali, già sensibili in passato agli avvenimenti nell’area. L’UE è fortemente preoccupata per gli sviluppi futuri della crisi ed il contingente NATO lì presente (composto anche da soldati italiani) ha intensificato i pattugliamenti. La portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha accusato il Kosovo di voler introdurre “regole discriminatorie infondate” e si è appellata a Pristina, Stati Uniti e Unione Europea per “fermare le provocazioni e rispettare i diritti dei serbi in Kosovo”.

Nonostante un negoziato in corso dal 2013, la Serbia non ha mai stabilizzato i rapporti con Pristina, infatti non ne riconosce l’indipendenza, avvenuta nel 2008. A sostenerla, in questa scelta, anche Cina e Russia, che negli ultimi tempi hanno condannato l’intervento NATO contro Belgrado del 1999, anno in cui imperversava la guerra tra Serbia e popolazioni di etnia albanese residenti nell’attuale Kosovo. Per ora l’escalation sembra evitata, aspettando però cosa accadrà il 1 settembre.