La sanità per la politica che dissimula o confonde

sanità politica regione

La questione non è soltanto politica, ma di merito e di metodo. Di merito, perché la sanità (è di questo che stiamo parlando) richiede un’organizzazione che garantisca funzionalità ed efficienza; di metodo perché, per restare in provincia di Varese, sono le lamentele della gente a porre in luce come il merito sia disatteso dal metodo. Siccome sono doglianze che arrivano dagli utenti, i quali non hanno interessi di bottega da mettere in gioco, nella maggioranza dei casi vanno tenute in considerazione. A volte, però, sono i livelli politici e manageriali che governano la sanità a dissimulare i problemi, in alcuni casi addirittura a fingere che inefficienze e conseguenti disagi siano il frutto di pretese e diritti sovrastimati, quindi, impossibili da soddisfare. Ergo, problemi inesistenti.

Diciamo pure che attorno alla gestione della sanità ci crediamo tutti competenti, fino al punto, per fare un esempio, da schierarci pro o contro il nuovo ospedale in condominio tra Gallarate e Busto Arsizio senza averne titolo, soltanto sulla base di sensazioni o di posizioni di comodo o, peggio, campanilistiche. Oppure, siamo pronti ad alzare le barricate in difesa di nosocomi (Angera, Somma Lombardo, Cuasso) che per la loro struttura non riescono più a garantire prestazioni appropriate e sicure, in scia alle moderne esigenze e tecniche di cura. Diciamo anche che molti politici, su questi argomenti, spesso straparlano, a seconda delle opportunità elettorali, campioni di fumisterie che finiscono per confondere i cittadini. Un campionato dello sproloquio dentro cui si misurano in tanti, e in senso trasversale tra i partiti.

Il risultato è, appunto, il rischio di non capirci più nulla. Da un lato ci sono comitati, gruppi d’opposizione, opinionisti che contestano il sistema nel suo complesso o, sempre per restare negli esempi, il singolo servizio, come le clamorose lacune della Diabetologia del gallaratese Sant’Antonio Abate, in passato reparto d’eccellenza. Dall’altro lato ci sono i direttori generali regolarmente sulla difensiva, anche perché, in alcuni contesti, mandati allo sbaraglio. E c’è la maggioranza di centrodestra in Regione che magnifica le scelte relative alla sanità. La riforma della legge sanitaria è vista come la panacea di tutti i mali, mentre Partito Democratico e Cinque Stelle in alcune sue parti la giudicano addirittura inapplicabile. Da ambo le parti, soltanto propaganda?

Nel mezzo di questo bailamme c’è chi chiede le dimissioni di direttori generali di Asst e Ats. Succede a Busto Arsizio/Gallarate/Saronno, in una delle aziende tra le più complesse, sia per la carenza di personale medico e paramedico in fuga dai tre nosocomi di riferimento, sia per il progetto del nuovo ospedale (guai a chiamarlo “unico”) che complica gestione e rapporti istituzionali.

Come se ne esce? Non abbiamo la risposta o, quanto meno, non tocca a noi darne. Dovrebbero essere i piani alti di Palazzo Lombardia a spiegare perché, per dirne una, la Diabetologia di Gallarate è ridotta com’è ridotta e, soprattutto, quali siano le immediate soluzioni. Perché non si possono aspettare anni per risolvere una pessima situazione che coinvolge almeno 20mila pazienti. Per i quali le chiacchiere stanno a zero e delle beghe della politica non gliene importa una cippa lippa se non per il fatto che contribuiscono a mantenere irrisolti i problemi. Diabetologia gallaratese, paradigma di un contesto che trabocca degli stessi guai, nel paradosso di una sanità lombarda che rimane comunque tra le migliori, se non la migliore, del nostro Paese. Figuriamoci le altre.

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