La stoffa d’una volta, gli stracci di oggi

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Stretta di mano tra Enrico Berlinguer e Aldo Moro: quando i politici avevano stoffa

di Massimo Lodi

Le acque restano mosse a destra, dove la competizione tra i leader s’inscena ogni giorno. Specialmente Salvini versus Meloni. Esempio: mentre Giorgia era a Washington impegnata nel rinsaldare l’intesa con Biden, Matteo esprimeva un giudizio lusinghiero su Trump. Per non dire degl’incessanti distinguo, portati fino alla capziosità, circa Ucraina, Putin, Israele, Gaza, Nato, armi, pace, eccetera. Ieri però eccoli tutt’insieme, e viva-viva, sul palco di Pescara, Abruzzo, dove domenica si va alle urne regionali. Stessa scenografia cagliaritana: di facciata, una grand’intesa. Dietro la facciata, assai meno. Con stupore popolare. La differenza tra Salvini e Meloni/Tajani è che lui ha problemi nei suoi ranghi (ieri clamoroso striscione di protesta a Pontida: “Da indipendenza a sudditanza, congresso subito”), loro no. Troppo forte la leadership della Meloni, troppo berlusconiano l’imprinting di Tajani. Tra parentesi: la corsa estremistica del Capitano non dispiace a Forza Italia, che carezza l’idea del sorpasso alle europee. Però imbarazzo e disorientamento regnano.

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Massimo Lodi

A sinistra ancora di più. Schlein e Conte vincono le elezioni in Sardegna, e sembra l’avvio d’un percorso finalmente comune. Alé col campo largo? Eh no, campo giusto, tiene a sottilizzare Conte, specialista in uscite solitarie di politica estera (l’ultima a proposito della nave Duilio nel Mar Rosso). Però così si torna al campo minato. Dice il giusto Alessandra Todde, vincitrice nell’isola: l’importante è prendere campo, e non darlo agli avversari. Che non siamo noi tra di noi. Sono quelli fuori, l’avete capito? Non sembrerebbe l’abbiano capito.

Un’alleanza di sinistra che miri a vincere dev’essere inclusiva. Cioè: accogliente coi centristi, primo; concordante sul federatore, secondo; aliena dalle prevaricazioni di bottega, terzo. La Schlein fatica a tener buoni i capicorrente interni, affatto inclini a spostare verso il radicalismo la linea del partito; Conte fatica ad accettare che altri e non lui possano essere investiti del ruolo di leader della coalizione. Dunque, quando sarà il momento, di candidato a palazzo Chigi. Sicché, nell’attesa del miracolo-bis alle amministrative, anche a sinistra come a destra imbarazzo e disorientamento regnano. Con stupore popolare.

Ci sarebbe urgenza, mirando al futuro, d’uno sguardo al passato. Ieri sera, ospite televisivo di Augias a La torre di Babele, Veltroni ha ricordato quanto furono saggi/preveggenti Berlinguer e Moro: nel ’76 immaginavano cosa sarebbe accaduto nell’89. Videro di lontano un Muro che stava per crollare e volevano attrezzarsi per giungere preparati all’evento: fu questa la ragione ispiratrice del compromesso storico. Così lungimirante e pericoloso da essere prevenuto con la violenza terroristica. Ma quella era la stoffa di cui si vestono uomini politici davvero tali. Tra di loro non volavano gli stracci. Né permettevano che volassero dentro i rispettivi schieramenti.

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