Legnano, via al “nuovo” Parco Castello: 110 alberi morti sostituiti da altri diversi

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LEGNANO – Cento alberi in meno ogni anno dal 2018 a oggi, con 110 che saranno abbattuti a partire dal prossimo mese di maggio e sostituiti con un centinaio di specie più adatte all’ambiente locale (sotto, le aree interessate dai tagli, a sinistra, e dalle nuove piantagioni). È la “prognosi” del Parco Castello di Legnano, polmone verde urbano unico nel suo genere che a cinquant’anni dalla creazione mostra evidenti gli acciacchi di molte piante, in particolare conifere, non dovuti al tarlo asiatico (qui assente) ma alle condizioni ambientali in cui sono cresciute, aggravate dal clima caldo e secco delle ultime stagioni.

Per questo Amga e Comune corrono ai ripari con interventi di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio arboreo del parco che sono stati presentati sul posto questa mattina, sabato 15 aprile, alla presenza dei presidenti delle Consulte territoriali, di rappresentanti delle associazioni ambientaliste e, per il consiglio comunale, del presidente Umberto Silvestri (nelle foto). «Questo punto della città – ha esordito il sindaco Lorenzo Radice – sta a cuore dei legnanesi. Io stesso ho tanti ricordi legati a questo parco. Purtroppo tante cose, a partire dal censimento dei mesi scorsi del patrimonio arboreo cittadino, non sono state fatte per troppi anni».

Clima killer per 100 piante all’anno

Angelo Vavassori, responsabile della gestione del verde pubblico per Amga Legnano, ha sottolineato come il Parco Castello sia «un’area sensibile con una situazione abbastanza grave. Dal 2018 è passato da 3.000 a 2.500 alberi a causa dello stress ambientale. Non tanto malattie, ma il cambiamento di temperature e la siccità hanno causato la morte a gruppi concentrati in alcune aree, proprio perché non si tratta di qualche esemplare malato, di abeti, abeti rossi e altre specie (come quelli all’ingresso, vedi sotto). Il progetto di riqualificazione – ha proseguito Vavassori – prevede l’abbattimento di 110 alberi, cui è possibile se ne aggiungano altri dopo questo inverno secco, e la rimessa a dimora di 100 a formare arboreti di querce, frassini e altri (farnia, rovere, ontano nero, carpino bianco, tiglio anche piante da frutto quali meli e ciliegi selvatici) in modo da comporre un parco in stile naturalistico. In più provvederemo alla rimonda dei rami secchi, con prati fioriti vicino al laghetto».

A questo proposito, per favorire lo sviluppo di insetti melliferi vi saranno 5.000 mq di prati con erba e fiori sotto gli alberi e in alcune radure, come si è già iniziato a fare in base alle migliorie previste dall’ultimo bando, con tagli ridotti da 6 a 4 all’anno. È previsto inoltre l’impiego di microrganismi attivi contro funghi e altri elementi patogeni per prevenire malattie delle piante, come pure la loro irrigazione tramite un pozzo di acqua di prima falda, quindi indipendente dalla rete dell’acqua potabile.

Interventi per 150.000 euro

Per tutta la durata degli abbattimenti il parco continuerà a essere fruibile, con le zone adibite a cantiere transennate e rese ben visibili. Dai tagli saranno risparmiati solo pochi alberi malati, ma dal legno solido, per la presenza di nidi, fra cui quello di un picchio muratore nei pressi del laghetto. I nuovi alberi saranno collocati da novembre, il periodo più adatto a tale scopo; fra le novità, un viale ombreggiato da tigli alla base della “collinetta” lungo la Costa di San Giorgio.

«Sarà tutto pronto prima di Natale – assicura il dirigente di Amga – Gli alberi nuovi sono già prenotati anche se non è facile trovarne di certe dimensioni»: saranno infatti collocati esemplari di 6-7 anni con una circonferenza di 18-20 cm e un’altezza di circa 4 metri, distanziati l’uno dall’altro di 8 m circa. Costo dell’operazione: 150.000 euro stanziati dal Comune. «Procederemo a una vera e propria rigenerazione della città anche qui – ha chiosato Marco Bianchi, assessore alla “città bella e funzionale” – Nel parco occorre anche un “cambio generazionale” rispetto alle origini, passando da un bosco metropolitano, con conifere sofferenti o morte, a un parco urbano con specie autoctone e latifoglie, più adatte al clima che viviamo».

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