Spray al peperoncino e pistola alla polizia di Lonate. Ok al regolamento sulle armi

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LONATE POZZOLO – Uno spray al peperoncino da accompagnare alla pistola d’ordinanza. La sicurezza dei cittadini di Lonate Pozzolo passa anche dagli strumenti che la polizia locale avrà in dotazione. A stabilirne l’utilizzo, in tutte le sue fasi, è il regolamento per la disciplina dell’armamento del servizio degli agenti, passato in Commissione Affari Generali e Istituzionali ieri, 8 febbraio.

Il secondo step

Ormai è noto: con il divorzio da Ferno, dal primo gennaio l’unione ha ufficialmente smesso di esistere. Tra le conseguenze dirette, anche il ritorno in carico ai rispettivi Comuni tutti i servizi prima condivisi. Tra cui spicca la polizia locale. Dopo il primo step che ha permesso di approvare il documento in merito alla gestione del personale del servizio (che ha già superato lo scoglio del consiglio comunale), ora il livello successivo.

Le armi

A dare un quadro generale è stato il comandante dei vigili Massimo Baccin, tra modalità di utilizzo e requisiti per il possesso. Ma anche spiegando quali saranno le armi a disposizione. «Nel dettaglio, il regolamento ricalca la normativa nazionale senza grandi differenze», ha detto. «Oltre alla pistola di ordinanza, avremo a disposizione lo spray al peperoncino, come indicato anche dalla legge regionale. Avremmo potuto inserire altre armi, quali il taser o il bastone estendibile, ma non lo riteniamo necessario». Infatti, ha specificato che «molto dipende dal fenomeno di micro-criminalità. E noi non abbiamo una periferia degradata come in una città metropolitana, che magari richiede altri strumenti». Un accenno poi al numero delle armi: «Per normativa deve corrispondere a quello degli addetti, più il 5%, che vale una pistola in più». In questo caso, sono sei gli agenti in attivo: quindi, in totale, sono sette le armi.

La videosorveglianza

Tra gli argomenti, anche il regolamento per la videosorveglianza. «Si tratta di un passaggio amministrativo necessario che permette di mettere in funzione gli impianti, altrimenti non ci sarebbe la copertura legislativa per trattare le immagini nelle registrazioni». Infatti, proprio per questo motivo, dal primo gennaio i dispositivi sono spenti. Ma con l’approvazione del consiglio comunale, si avrà il via libera sia per accenderli che per metterci mano. E quindi «implementarle, permettere la manutenzione o la sostituzione di quelle che non funzionano». Da un punto di vista logistico, inoltre, «non ci saranno differenze rispetto a prima». Nel senso che le aree su cui agiscono le telecamere sono le stesse di quando c’era l’Unione. La differenza ovviamente è che ora, dopo lo scioglimento, i due Comuni gestiranno i rispettivi territori.

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