«L’ospedale di Busto non è degradato. E sul PS investiamo». La Dg in commissione

BUSTO ARSIZIO – «Dell’ospedale di Busto avete fatto un quadro così degradato che un po’ mi dispiace. Non è così degradato, ci sono strutture organizzative e professionisti validi». L’orgoglio di Daniela Bianchi, direttore generale (da poco più di tre mesi) dell’Asst Valle Olona – intervenuta in audizione insieme alla sua squadra in commissione servizi sociali e sanità a Busto Arsizio, su richiesta dei gruppi consiliari di centrosinistra – rispetto alle tante criticità sollevate in modo bipartisan dai rappresentanti eletti in sala esagonale. Il sindaco Emanuele Antonelli la sostiene: «Non credo che siamo allo sfascio, non voglio crederci. Sono stanco di tutte le critiche, siamo circondati da persone che giocano allo sfascio».

Le critiche

Sull’attuale ospedale erano piovute diverse osservazioni dei consiglieri comunali. Dal medico di base Gianluca Castiglioni (Busto al Centro) che segnala «il problema delle visite ambulatoriali, fino a 16 mesi per una visita oculistica», a Santo Cascio di Progetto in Comune che prende di mira «il modello ospedalecentrico». Ma ci sono anche, in maggioranza, l’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni che invoca più attenzione per gli «utenti seguiti dal Cps e con dipendenze», e il presidente della commissione servizi sociali Matteo Sabba (Lista Antonelli), che ribadisce che «purtroppo si è deciso per motivi economici di chiudere due ospedali e farne uno nuovo».

Il nuovo ospedale

Dalla situazione dell’ospedale attuale alle prospettive dell’ospedale unico e del sedime dell’attuale nosocomio da riconvertire: queste in sintesi erano state le domande poste da Paolo Pedotti, segretario cittadino del PD. La DG Daniela Bianchi, insieme al direttore sanitario Stefano Schieppati, al direttore sociosanitario John Tremamondo e alla direttrice amministrativa Anna Maria Stigliano, non si tira indietro. «Se avessimo già adesso l’ospedale unico non avremmo nessun problema di deficit di personale, perché nella nostra ASST ci sono tutti gli specialisti che servono per farlo funzionare» afferma la DG, assicurando che l’iter del nuovo polo ospedaliero di Beata Giuliana procede, verso la prossima tappa del «concorso di idee» per la progettazione, che dovrebbe compiersi «entro l’estate» con il supporto dell’agenzia regionale Aria. D’altra parte Bianchi ricorda che «fa la differenza un ospedale nuovo nell’attrarre specialisti».

«Nessuna riduzione prevista»

E allora avanti tutta, anche con «l’accordo, già firmato, con Arexpo» in vista della riqualificazione dell’attuale sedime da dismettere, mentre si sta definendo «il problema degli espropri dei terreni» di Busto Arsizio per la nuova struttura. Nel frattempo, con il 2029 sempre come obiettivo per l’apertura dell’ospedale unico, la mission della dirigenza è di «mantenere i servizi attuali – le parole di Daniela Bianchi – nessuna riduzione è prevista a Busto». Il primo obiettivo (della nuova gestione di ASST, ndr) è stato «rafforzare gli organici, e ci sono cantieri in corso, ad esempio al Pronto Soccorso».

Come cambia il PS

Il reparto di emergenza è in cima alle priorità: la DG annuncia che «è stato completato il posto di polizia per le guardie» e che sono in fase di predisposizione dei «servizi di accoglienza assistenziale», oltre ad «uno sportello Cup per prenotare subito la visita prescritta nel Pronto Soccorso nelle ore più critiche». Il DS Schieppati prospetta la «riqualificazione del secondo piano del monoblocco per una degenza di area medica più vicina al PS», ma anche la ricerca di «un modello di gestione del reparto per evitare lunghe attese al Pronto Soccorso e che arrivino pazienti che non dovrebbero arrivare». Quello degli «accessi inappropriati» è infatti uno dei problemi da affrontare: il DSS Tremamondo spiega che l’obiettivo è «intercettare i “pazienti frequenti”», quel 9% di utenti del Pronto Soccorso che hanno avuto dagli 8 ai 10 accessi nell’anno precedente e che «pesano sul PS e sulla compagine della cronicità». Si stima che siano 1700 i pazienti che entro fine anno dovranno arrivare ad «una vera presa in carico».

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