Manuela Maffioli: “Busto può diventare una capitale della fiber art”

BUSTO ARSIZIO – Un connubio tra economia e cultura. Non solo: anche cultura e didattica. Questa la carta vincente dell’assessore Manuela Maffioli che, a qualche mese dalla delega a Cultura, Identità e Commercio, si dichiara soddisfatta del suo operato. «Esperienza impegnativa, ma certamente appagante». Numeri alla mano, non si può che darle ragione. Sono stati 1.250 i visitatori a Miniartextil e tantissima gente ha partecipato alle numerose iniziative nelle scorse sere in centro nelle piazze, in biblioteca e anche tra i negozi. Oltre che dei numeri, Maffioli è infatti anche orgogliosa della simbiosi che si è creata tra cultura, identità e commercio, paletti che caratterizzano il suo assessorato: «Vero, perché penso che la cultura debba essere un volano dell’economia».

Busto sta riscoprendo la cultura come volano economico. Possiamo parlare di contro-tendenza dunque?
«Assolutamente no. Se pensiamo a dati non soltanto varesini e lombardi, ma anche nazionali e addirittura americani vediamo come l’industria culturale può portare anche una ricaduta economica. È importante capire che la cultura è un settore in cui investire».

Il binomio economia e cultura: è dunque questo è il suo asso nella manica?
«Un asso, ma anche una battaglia culturale. Mi piace pensare a questa unione. Ci credo. Ne sono un esempio iniziative come il Baff, che ha visto la collaborazione dei commercianti, o la Caccia ai tesori, che ha coinvolto i bambini con quesiti culturali e la cui risposta implicava l’ingresso nei negozi. Oppure penso a Miniartextil, realizzata con il sostegno dei privati. Insomma il binomio sembra funzionare»,

E’ rimasta soddisfatta dunque di Miniartextil?maffioli economia e cultura
«Moltissimo. Si è rivelata un’occasione per riaccendere i riflettori sul nostro Museo del tessile, per riportare in auge la consapevolezza delle nostre radici economiche e la constatazione che il settore tessile è tutt’altro che moribondo nel nostro Paese e in città dove ci sono aziende vive e competitive, che sanno difendersi sui mercati internazionali. Credo si possa proseguire nel solco tracciato. La città ha dimostrato di comprendere il senso profondo di questa operazione culturale e credo che Busto possa candidarsi a diventare un importante centro per la fiber art, oggi riconosciuta anche dalla Biennale di Venezia come filone a pieno titolo dell’arte contemporanea».

Non solo cultura ed economia. Cos’altro caratterizza il suo assessorato?
«La qualità. Nonostante le difficoltà di cassa, c’è uno sforzo continuo per non rassegnarsi a rinunciare alla qualità dell’offerta, che merita una città come Busto. Basta conoscere il settore e ingegnarsi, anche con il coinvolgimento dei privati».

Un fiume in piena, insomma. E poi?
«Il nesso tra cultura e territorio. Basti pensare appunto alla fiber Art, il filone dell’arte tessile contemporanea, che considero una giusta intuizione che ha aperto un dialogo con una città capitale del tessile».

Quali altre iniziative sono in cantiere?
«La riqualificazione del patrimonio esistente. Mi riferisco al prendersi cura di luoghi, musei, ville. Incrementare l’offerta affinché la città possa ricollocarsi nel panorama nazionale. Ma anche portare avanti la battaglia per cui il sistema economico debba dialogare con la cultura. Sto lavorando perché, a fine mandato, possa lasciare un patrimonio immateriale, la consapevolezza che la cultura sia fattore di sviluppo economico come anche del senso civile».

Possiamo quindi dire che l’obiettivo di fare cultura è anche di “coltivare” un patrimonio da tramandare di generazione in generazione?
«Assolutamente sì. E in questa prospettiva la didattica per me è il punto forte. Abbiamo realizzato iniziative con gli studenti: merende ai musei, giochi con le opere d’arte, laboratori e tanto altro ancora. E’ fondamentale che la didattica si affianchi alle nostre iniziative culturali, per “iniziare” i bambini all’arte. E con l’assessore all’educazione Gigi Farioli stiamo lavorando a iniziative inter-assessorili».

Parliamo di un cultura più “pop”. Soddisfatta del successo delle sere in centro?
«Moltissimo. Ma non è un merito solo mio. E’ il frutto di una bella sinergia e collaborazione tra assessori”.

Ora il centro città è davvero un cuore pulsante di vita, iniziative e cultura?
«Siamo riusciti a riempire strade, piazze, sale e cortili. Un esempio è stato giovedì scorso: sembrava che il mondo fosse concentrato a Busto Arsizio. Strapiena la piazza Santa Maria con la musica della Baldoria, la sala Monaco con il convegno storico sulla notte di San Giovanni, piazza San Giovanni con lo spettacolo di Matteo Cirigliano, Palazzo Gilardoni con Dia sotto le stelle, le strade con la Caccia ai tesori dei bambini. Temevamo che questa sovrapposizione fosse penalizzante, ma non è stato così. La proposta di diversificare anche in base alle fasce d’età si è rivelata vincente».

 

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