Omicidio di Malnate, parola alla difesa: dubbi sull’arma e un nuovo testimone

MALNATE – Visionare in aula quella che per l’accusa è l’arma del delitto, ascoltare davanti ai giudici una testimone che in precedenza non era stata citata, e che potrebbe dare importanti spunti in chiave difensiva. E infine consultare l’agenda sequestrata all’imputato il giorno dell’arresto.

Sono le richieste fatte alla Corte d’assise del tribunale di Varese dall’avvocato Francesca Cerri, legale di Sergio Domenichini, l’uomo a processo per l’omicidio della pensionata 73enne Carmela Fabozzi, uccisa il 22 luglio 2022 nel suo appartamento di via Sanvito a Malnate.

I dubbi sul vaso di vetro

La Procura di Varese, come emerso a processo, non ha dubbi sul fatto che l’arma del delitto sia il grosso vaso di vetro trovato sporco di sangue su un mobile nel corridoio della casa della pensionata. Questo perché sul collo del vaso i Ris di Parma hanno isolato le impronte digitali di Domenichini, mettendo a fuoco ben 19 “punti caratteristici”, alla base dell’identificazione personale.

La difesa però vuole vederci chiaro rispetto a un dettaglio portato all’attenzione delle parti proprio dai Ris, già ascoltati in aula: la presenza di una “parte spigolosa” sul vaso, che non sarebbe menzionata nelle relazioni riguardanti l’oggetto, e non apparirebbe in modo chiaro nelle foto prodotte.

La nuova testimonianza

Centrale, per la difesa, anche la versione di una donna, moglie di un testimone già ascoltato, che la mattina del 22 luglio dello scorso anno avrebbe notato la vittima a Malnate in un orario compatibile con l’omicidio, e compatibile – in chiave accusatoria – con la presenza di Sergio Domenichini in via Sanvito, collegata dagli inquirenti ai dati informatici relativi alla cella telefonica agganciata dal telefono dell’imputato nella stessa fascia oraria, all’incirca tra le 10 e le 10.30 del 22 luglio.

Un potenziale “testimone chiave” per la difesa, che per l’accusa è invece già superfluo, in quanto le dichiarazioni rese dalla donna ai carabinieri, nel corso delle indagini – ha affermato il pubblico ministero – sono state superate dai riscontri ottenuti visionando le immagini delle telecamere.

«Domenichini era il migliore»

Se ne riparlerà a fine gennaio, nella prossima udienza del processo. Oggi invece sono comparsi davanti ai giudici diversi soci di Anteas, l’associazione di volontariato che assiste anziani e pazienti oncologici negli spostamenti quotidiani per visite mediche e altre commissioni, di cui faceva parte anche Domenichini all’epoca dell’omicidio. E uno dopo l’altro i soci ascoltati hanno descritto l’imputato come un “volontario modello”, apprezzato per disponibilità e puntualità.

«Per noi era il migliore», ha ricordato un testimone parlando dell’imputato. All’interno di Anteas nell’estate del 2022 nessuno dei volontari era a conoscenza dei precedenti penali di Domenichini. E tutti rimasero sconvolti una volta appresa la notizia del suo arresto.

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