Malpensa, il decreto Salvini mette a rischio le trattative col Parco del Ticino

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MALPENSA – L’espansione della Cargo city di Malpensa per decreto, come annunciato lunedì in videcollegamento a Volandia il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, semplifica o complica l’attuazione del Masterplan 2035? All’apparenza è la risposta che in molti, a partire dai vertici aeroportuali e dal tessuto imprenditoriale del territorio, attendevano dallo scorso giugno. Ma in questi tre mesi la discussione e le trattative per arrivare a una soluzione di compromesso non si sono arenate. E ora il colpo di teatro di due giorni fa rischia, secondo chi ai tavoli si è seduto, di rovinare tutto

I 12 ettari 

Al centro della questione c’è il Parere motivato dell’Istruttoria Via (Valutazione di impatto ambientale). Leggendo con attenzione le carte, ci si è accorti che il ministero dell’Ambiente non ha bocciato tout court l’espansione della Cargo city, ma ha suggerito «soluzioni più aderenti all’attuale perimetro aeroportuale, quali quelle denominate 2 e 2a, sviluppandone il progetto esecutivo». Semplificando, ha lasciato aperto molto più di uno spiraglio per un ampliamento sulla brughiera di 12 ettari del sedime anziché dei 44 richiesti da Sea e Enac. 

Le trattative 

Da qui è iniziata una serrata trattativa che ha visto coinvolti gli amministratori dell’intorno aeroportuale e in particolare il Parco del Ticino. Sul tavolo la possibilità di concedere questa ultima espansione di 12 ettari con la promessa, dall’altra parte, di non fare barricate sul riconoscimento Sic (Sito di interesse comunitario) di tutta la parte restante della brughiera, mettendo così di fatto una pietra tombale su ulteriori sviluppi di Malpensa e sulla – sempre più remota – costruzione della terza pista di decollo e atterraggio. Si spiega dunque perché lo scorso 14 luglio all’assemblea del Parco i sindaci del Cuv hanno votato il rinvio del punto relativo al vincolo ambientale sulla brughiera a sud dello scalo varesino. 

Fulmine a ciel sereno 

Cosa conterrà il decreto Malpensa – sul punto è stato molto chiaro l’onorevole Stefano Candiani – è ancora tutto da capire. Ma di certo l’annuncio di Salvini è stato un fulmine a ciel sereno che rischia di vanificare tre mesi di serrate interlocuzioni. Chi era presente a Volandia racconta che gli stessi addetti ai lavori sono rimasti sorpresi del videomessaggio, di cui probabilmente erano a conoscenza ma non si aspettavano di tale tenore, mentre chi comanda al Parco avrebbe reagito con la stizza di chi si è sentito preso in giro.
I mediatori sono ora al lavoro per tentare di ricucire lo strappo perché tutte le parti, Comuni compresi, ritengono che una soluzione condivisa e negoziata sia sempre la migliore. Oltre a portare a risultati concreti, aumenterebbe infatti la fiducia reciproca tra gli attori in gioco, anche in vista delle prossime sfide future che puntano a trovare un sempre difficilissimo equilibro tra ambiente e sviluppo.

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