Mamma killer: la bimba “un peso” per la sua storia d’amore. Le chat sul cellulare

MILANO – Diana era un “peso difficile da sopportare“, nell’ottica di una relazione di “dipendenza affettiva” verso il suo nuovo compagno. Queste le indiscrezioni sulle valutazioni effettuate dagli inquirenti su Alessia Pifferi, la donna di 37 anni che lo scorso luglio ha abbandonato la figlia di 16 mesi in casa a Milano, lasciandola morire di stenti. A far comprendere gli stati d’animo della donna, in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato, sono le chat estrapolate dai tecnici dal suo cellulare. Secondo il Gip di Milano che ne sta valutando i contenuti, la Pifferi era instabile affettivamente e dipendente psicologicamente dal suo compagno. Pur di trascorrere tutto il tempo possibile con lui quindi, avrebbe scelto di ignorare i bisogni della sua bambina, fino a lasciarla morire da sola, chiusa in casa per sei giorni di fila.

Il Gip di Milano nel frattempo ha rigettato la richiesta della difesa, che avrebbe voluto fare valutate la 37 enne dal professor Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’Università di Pisa, per poi redigere una dettagliata perizia psichiatrica con un altro consulente. Nel frattempo la nonna e la zia della piccola Diana, rispettivamente mamma e sorella di Pifferi, hanno scelto un avvocato in previsione di costituirsi parte civile al processo.

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