MILANO – La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, stanno eseguendo, dalle prime ore della mattina, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 13 agenti della Polizia Penitenziaria impiegati presso il carcere minorile Beccaria e la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici di altri 8, con accuse a vario titolo per maltrattamenti in danno di minori, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere, concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, lesioni in danno di minori, falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto.
Botte e aggressioni che andavano avanti anche una notte intera, celle di isolamento usate appositamente per i pestaggi, e le ritorsioni come arma per il silenzio. È quanto emerge dalle indagini della Polizia Penitenziaria regionale, che ha portato all’arresto di 13 agenti della penitenziaria e alla sospensione di altri 8, per le presunte efferate violenze.
Le aggressioni
Secondo quanto documentato dagli inquirenti, i minori venivano picchiati mentre erano ammanettati, con l’ausilio di sacchetti di sabbia per non lasciare segni. Una “violenza inaudita” quella descritta dai pm di Milano, che ha indagato anche l’ex comandante degli agenti, con l’accusa di aver sempre “sistemato” le relazioni di servizio, per coprire le violenze.
Le indagini
Le accuse arrivano al termine di una inchiesta coordinata dai Pubblici Ministeri del V Dipartimento, partita da alcune segnalazioni pervenute all’Autorità giudiziaria anche attraverso il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, ed è stata sviluppata attraverso diversi servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne all’istituto, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per diversi episodi di violenze ai danni dei minori ristretti.
