VISTO&RIVISTO Mank, quando il cinema diventò moderno

minchella manck fincher

di Andrea Minchella

VISTO

MANK, di David Fincher (Stati Uniti, 131 min., Netflix).

Fincher firma una dichiarazione d’amore al cinema. E lo fa a suo modo. Prende la storia poco conosciuta di Herman J. Mankiewicz e ne realizza un’opera unica e originale. Insieme al fratello scrive una sceneggiatura apparentemente asciutta, toglie il colore dalla pellicola, chiama, oltre a Gary Oldman, attori meno conosciuti e costruisce un racconto potente sullo sceneggiatore di “Quarto Potere”, sulla Hollywood degli anni trenta e sulla politica americana.

Un film, questo, che catapulta lo spettatore nella Hollywood che, dopo la prima ondata di produzioni dell’inizio del ventesimo secolo, stava vivendo una forte crisi creativa, sociale e politica. In questo contesto complesso e, spesso, indecifrabile impariamo a conoscere il controverso e geniale Mank che, seppur pagato dal potente e conservatore Louis B. Mayer, della ormai in declino Metro Goldwin Mayer, non risparmia critiche e forti attacchi al pericoloso connubio tra quel mondo del cinema, il magnate Hearst e la vita politica locale.

Proprio questa sua cinica e spietata dote critica gli procurerà spesso grossi problemi fino a farlo allontanare dalle importanti produzioni cinematografiche. Solo un giovane ma già fortemente connotato Orson Welles gli darà la sua ultima e necessaria possibilità di scrivere una sceneggiatura diretta, potente e universale. Mank, costretto in un letto a causa di un incidente stradale, accetta e darà alla luce la sua più importante scrittura. Dopo diversi ripensamenti e dubbi, lo scrittore decide di consegnare a Welles la sceneggiatura di “Quarto Potere”. Prendendo spunto dalla sua esperienza personale, Mank scrisse di Hearst e della sua giovane amante, Marion Davies, cercando di fissare in maniera cruda e sincera una figura tanto anaffettiva e dura, quanto intimamente fragile e insicura.

Da quella sceneggiatura, perfetta e iconografica, Welles ne trarrà quello che da tutti i critici è definito come il miglior capolavoro cinematografico americano di sempre. Un giovanissimo Welles si affaccia al mondo con un’opera complessa ed unica che traghetta il cinema in una dimensione moderna ed ancora attuale. In “Quarto Potere”, infatti, assistiamo ad una vicenda in cui non c’è più un protagonista chiaro e definito. il protagonista Kane, infatti, viene espresso da una serie di frammenti di sequenze e di personaggi che rendono l’intera visione come una costruzione di un puzzle a cui lo spettatore deve partecipare attivamente. Inoltre, Welles archivia definitivamente il lieto fine a favore di un finale sospeso, pieno di aspetti irrisolti e misteriosi.

Mank, dunque, scrive un’opera che racconta di più di quello che si legge nelle pagine del suo lavoro. Si parla di politica, della sua corruzione, della ricchezza spropositata degli Stati Uniti che minano l’economia mondiale. Si parla di censura e di affari loschi tra criminalità e politica. Mank scrive del sogno americano e di come può essere facilmente infranto.

Era necessario, pertanto, che qualcuno, della grandezza di David Fincher, decidesse di raccontare, a tutti quelli che amano il cinema, della genesi di una delle opere cinematografiche che diventa inevitabilmente tappa fondamentale della vita e della mutazione del cinema come arte e come espressione sociale e politica di una società.

Un film in alcuni momenti difficile ma perfettamente calibrato per il personaggio, complesso ed enigmatico, e il momento storico in cui la vicenda si inserisce. Un Gary Oldman penetrante ed iconico giustamente candidato agli Academy Awards di quest’anno

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RIVISTO

BARTON FINK-E’SUCCESSO A HOLLYWOOD (Barton Fink, Stati Uniti-Regno Unito 1991, 116 min.)

Un viaggio onirico e surreale nella Hollywood degli anni d’oro firmato dagli originali e folli fratelli Coen. Barton Fink, interpretato da un geniale John Turturro, da scrittore di successo di New York si ritrova a scrivere una sceneggiatura, assurda, di un possibile film sul wrestling, in una Hollywood meno accattivante e magica di come la si poteva immaginare.

Questo basta per rendere “Barton Fink” un “cult” sull’ affascinante ma misteriosa Hollywood degli anni quaranta. Da rivedere, anche, per capire tanto della Hollywood di oggi.

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