VISTO&RIVISTO Quando la finzione può spiegarci bene la realtà

minchella presidente ray sky

di Andrea Minchella

VISTO

SFIDA AL PRESIDENTE-THE COMEY RULE, di Billy Ray (The Comey Rule, Stati Uniti 2020, 210 min.).

Ci risiamo. Cinema e teatri di nuovo chiusi. Così, qualche giorno prima delle elezioni più influenti e complicate del mondo, vale la pena, su Sky, scoprire una miniserie di due puntate, firmata Showtime, che cerca di spiegare l’intricata e ancora avvolta dal mistero vicenda delle elezioni americane del 2016 e delle possibili ingerenze da parte della Russia sul loro esito.

Ideata dal prolifico Billy Ray, regista e sceneggiatore molto quotato a Hollywood, la miniserie accende i fari sull’enigmatico James Coney, qui interpretato da un ritrovato e sorprendente Jeff Daniels, che, dopo essere nominato a capo dell’F. B. I. da parte di Barack Obama, si vede costretto a dover indagare, poco prima delle presidenziali del 2016, su Hilary Clinton e sulle migliaia di mail riservate gestite, forse con troppa leggerezza, da account privati. Questa indagine, prima archiviata e successivamente riaperta, influenza irrimediabilmente le volontà di voto di gran parte del popolo americano.

La sottile linea di divisione tra il lecito, il politicamente corretto e l’opportuno vengono disintegrati dall’entrata in scena del candidato repubblicano, su cui nessuno avrebbe puntato un dollaro, che, sin da subito, detterà in maniera sprezzante ed univoca le dure e scorrette regole del gioco. A pochi giorni dalle elezioni, Coney e la sua squadra si ritrovano ad indagare sulle possibili pressioni della Russia sull’esito delle votazioni. Subito l’indagine mette in luce le zone d’ombra tra gli affari del miliardario Trump e dell’apparentemente disinteressata terra di Putin. Quando, contro ogni previsione, Trump diventa il Presidente, tutti i rapporti delicati ed equilibrati tra i diversi organi delle istituzioni e della democrazia furono messi a dura prova.

Lo stesso Comey, che ha sempre cercato di mantenere ben separati il “Bureau” e il Dipartimento di Giustizia, si ritrova faccia a faccia con il Presidente in un confronto spregiudicato e apparentemente cordiale. Trump, ed emerge chiaramente in questa egregia produzione, antepone la sua persona alla nazione che guida. Trump vuole che la gente pensi di lui che sia un benefattore, che sia un “anti establishment” che può scardinare, per sempre, l’opprimente coltre di potere e menzogne che avvolge Washington.

Spesso nella narrazione sentiamo dire dal nuovo presidente le parole “Fake News” che servono al “tycoon” per liquidare ogni voce, dossier o notizia sul suo conto e sulle troppe ombre che avvolgono i suoi rapporti con la Russia che, molto probabilmente, ha individuato in Trump un candidato ideale, e di conseguenza ha messo in campo ogni mezzo perché potesse battere la debole, anche per via delle indagini schizofreniche di Comey, Hilary Clinton.

Anche grazie ad un cast scelto con cura e ad una sceneggiatura il cui impianto narrativo si incastra perfettamente con la vicenda frenetica ed intricata delle elezioni americane del 2016, questa miniserie racconta in maniera chiara e lineare un episodio che ancora oggi rimane avvolto da troppe zone d’ombra. Trump, dopo pochi giorni dall’insediamento, rimuove Comey e tutte le persone che avevano preso parte alle indagini che l’F. B. I. aveva svolto su di lui. Queste scelte, apparentemente di pura discontinuità, celano un tentativo da parte di Trump di circondarsi di persone che non possano diventare una minaccia per la sua politica, spesso populista e incomprensibile, e per la sua credibilità.

***

RIVISTO

THE LOUDEST VOICE-SESSO E POTERE, di Stephen Frears (The Loudest Voice, Stati Uniti 2019, 420 min.).

Una serie da vedere tutta d’un fiato. Ci si rende subito conto, grazie a questa produzione Showtime, di come una rete televisiva, la Fox News, può essere talmente potente e schierata da condizionare in maniera evidente e rilevante gran parte dell’opinione pubblica americana. Roger Ailes, il suo fondatore, trasforma una piccola emittente, voluta dal potente Murdoch, nella più violenta ed efficace arma di comunicazione dell’area più conservatrice della compagine repubblicana.

Fox News dal 1996, anno della sua fondazione, diventa una spina nel fianco per ogni candidato democratico, e un amplificatore potentissimo per i presidenti repubblicani. Amico di Bush e di Cheney, acerrimo nemico di Obama, Ailes sembrava inattaccabile e immortale. Finché non incominciarono a girare insistenti voci su possibili abusi da parte sua nei confronti di alcune sue giornaliste.

minchella presidente ray sky – MALPENSA24