Mozione del sindaco Antonelli su Accam: “Si chiude nel 2027. Non c’è alternativa”

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BUSTO ARSIZIO – La mozione del sindaco Emanuele Antonelli, nella quale si chiede di far slittare la chiusura di Accam al 2027, corretta dalla Lega, passa lo scoglio della commissione e arriverà consiglio lunedì 24 settembre. Qualora votata, settima prossima, la palla passerà all’assemblea dei soci, che a quel punto, ognuno con il proprio mandato, dovrebbe votare il rinvio dello spegnimento dell’impianto di Borsano.

Prendere o lasciare

Cerca di trovare parole più misurate, ma alla fine il sindaco Emanuele Antonelli usa l’espressione più efficace per cercare di far comprendere che su Accam non si può più perdere tempo in ciance: «Siamo al punto che dobbiamo prendere o lasciare». Nelle prossima assemblea dei soci il cda presenterà un nuovo piano industriale. L’ultimo redatto, sul quale non si torna indietro e che è stato predisposto considerando lo slittamento della chiusura al 2027. «Siamo al bivio – prosegue il sindaco – e dobbiamo scegliere se mantenere il 2021 e, sostanzialmente, andare incontro al fallimento o se concedere questa proroga». Che però, per diversi motivi, non piace a nessuno e non convince tutti.

Lo slittamento che non piace

Il rinvio al 2027 è un boccone che probabilmente verrà ingerito controvoglia. Non piace ai Cinque stelle, che contestato tutto: dai piani industriali che vengono cambiati con la facilità con cui si cambiano le scarpe vecchie, all’operatività del cda, poco competente in materia, al fatto che in questi anni non è stato presentato uno scenario alternativo che potesse stare in piedi e dare vita alla riconversione dell’impianto. Insomma per loro lo stop resta l’ipotesi da portare avanti.

Non piace alla Lega. Il Carroccio, infatti, continua a sostenere che la chiusura al 2021 è fissata da una delibera. Inoltre chiede chiarezza sui conti della società che a giugno sembravano tornare e che ora sono drammatici. Per questo i leghisti hanno presentato un emendamento alla mozione del sindaco in cui  si chiede di ribadire comunque l’orientamento a spegnere l’impianto tra un paio d’anni e di accertare se davvero, con la chiusura al 2021, il fallimento è certo. «Siamo per chiudere al 2021, ma non vogliamo il fallimento, poiché a rimetterci più di tutti saranno i lavoratori e i fornitori», spiega Paola Reguzzoni, consigliere del carroccio e presidente della commissione. In altre parole: se non c’è via di scampo, e pare non esserci, slittamento sia, ma con il naso turato.

Non piace al sindaco Antonelli, che si trova tra le mani una bella patata bollente e che in qualche modo deve da un lato gestire da protagonista, poiché Busto è proprietaria dei terreni sui cui sorge l’inceneritore, ma anche non perdere di vista il dopo, ovvero il discorso bonifica dell’area. Compito che spetta alla società a fine attività, ma per il quale servono quattrini. Parecchi quattrini e che con la chiusura del 2021 potrebbero non esserci. Insomma rinvio quasi obbligato.

Infine lo slittamento non piace né a Valerio Mariani del Pd né a Carmine Gorrasi di Forza Italia. A loro però convince ancor meno la chiusura al 2021. E il ragionamento fatto Mariani e poi ribadito da Gorrasi parte da una visione differente dell’impianto. Una visione che avrebbe dovuto guidare soci e società in tutti questi anni, ma che in realtà, per mille motivi e altrettante varianti, non c’è mai stata.

«Oggi ancora una volta ci troviamo a stabilire la data di chiusura – spiega Mariani – Però bisogna essere chiari: qua più che il futuro dell’impianto stiamo solo spostando il problema un po’ più avanti nel tempo. E così si è sempre fatto. E’ davvero incredibile come A2A negli anni sia diventato un colosso, mentre Accam è sempre stato un problema. Forse perché la politica non ha avuto la visione di investire e il coraggio di trovare magari un soggetto privato che entrasse in società insieme ai comuni e con una quota non superiore al 49 per cento. Questo avrebbe potuto garantire sviluppo e sostenibilità del sistema. Insomma il problema di cosa fare credo che andrebbe posto seriamente e in maniera differente. Altrimenti tra qualche anno saremo di nuovo punto e a capo». Concetti che in linea di massima trovano d’accordo anche il forzista Gorrasi. Insomma, i due consiglieri che militano in partiti divergenti convengono sul fatto che lo slittamento forse è il male minore, ma non certo la soluzione della questione.

 

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