Non ci sono più medici, ma le facoltà di medicina rimangono a numero chiuso

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Test di medicina

L’esperienza sembra non insegnare niente. E’ questa l’amara considerazione dopo che – nonostante anni di richieste, analisi e convegni sul tema – la Facoltà di Medicina non è ancora ad ingresso libero. Eppure mancheranno almeno 70 mila medici, per il raggiungimento della pensione, nei prossimi 10 anni. E ne servono già alcune migliaia oggi: ogni volta che un camice bianco va in quiescenza il suo studio viene chiuso come ben sanno i pazienti costretti ad affollare la struttura di un altro professionista con tempi lunghi per le visite e altri disagi. Sono in grande riduzione, poi, gli internisti, quegli specialisti in grado di prendersi in carico le persone dal punto di vista globale. Per non parlare dell’assistenza domiciliare: qualcuno ricorda un medico venuto a casa? O dei pediatri: quale mamma o papà non è stato costretto a trovarne uno privato e a pagamento? E il problema è altrettanto grave per gli infermieri, i fisioterapisti soprattutto in campo ortopedico e neurologico. Per non parlare del personale medico e infermieristico ucciso o colpito dal Coronavirus e dai limiti enormi che il Covid ha fatto emergere nel Sistema sanitario pubblico.

Insomma tutto avrebbe dovuto spingere ad abolire i test d’ingresso spalancando la porta ad almeno 200 mila posti a Medicina nei prossimi anni e altrettanti nelle professioni paramediche. E invece niente. Solo 5 mila posti in più per i camici bianchi. E così 66.638 studenti aspiranti matricole di Medicina e Odontoiatria – i primi dell’era Covid – hanno affrontato la selezione fra le proteste per ottenere uno dei 13.072 posti disponibili. Cento minuti di tempo per rispondere a 60 quesiti a risposta multipla, tra i quali non è mancata una domanda sul Coronavirus. A parte le lunghe file per consegnare l’autocertificazione e farsi misurare la febbre, i banchi distanziati, le mascherine rigorosamente indossate per l’intera durata della prova.

Da Palermo a Roma, da Bari a Torino fino a Milano il numero chiuso è stato contestato, ma questa volta si è aggiunta anche la quarantena che ha escluso tanti dal test (dovrebbe essere assicurata una sessione suppletiva per chi non ha potuto partecipare) e ha impedito gli spostamenti all’interno di una regione o in una regione limitrofa. Incomprensibile via Facebook agli aspiranti medici il saluto del ministro della Salute, Roberto Speranza che ha rivolto “un grande in bocca al lupo a tutte le ragazze e i ragazzi che questa mattina compiono il primo passo verso la facoltà di Medicina. Siete il futuro del nostro bene più prezioso, il Servizio sanitario nazionale”. Si sarebbe invece dovuto preoccupare dell’ingiustificabile esiguità dei posti delle Facoltà mediche e infermieristiche.

Un flash-mob è stato organizzato alla Sapienza di Roma da Consulcesi, network legale dei professionisti sanitari, che denuncia “segnalazioni di irregolarità da tutta Italia”, mentre il Fronte della gioventù comunista (Fgc) ha organizzato proteste con lo slogan ‘La pandemia lo ha dimostrato, anche il numero chiuso va abrogato‘. Anche il Codacons si è scagliato contro il numero chiuso e prevede “una valanga di ricorsi”. “Il governo crede davvero che aggiungendo 5.000 posti solo per quest’anno, si risolverà il problema di un sistema sanitario al collasso?”, ha chiesto Ivan Boine, del Fgc. “Da tempo si denuncia la mancanza di almeno 50 mila infermieri e di decine di migliaia di medici – aggiunge Boine -. Vediamo operare tagli sistematici. Proprio il numero chiuso per la Facoltà di Medicina è una di quelle misure che hanno distrutto la sanità pubblica”.

“Nonostante il tema del superamento del numero chiuso per i corsi di area medica sia stato molto presente nel dibattito pubblico, ci troviamo ancora una volta ad assistere all’ennesima lotteria dei test d’accesso per i corsi a numero programmato nazionale – ha dichiarato Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari -. Un evidente segnale di quanto gli investimenti in istruzione e università e ricerca siano soltanto promesse elettorali e frasi spot, che poi nella realtà non trovano mai applicazione, neanche dopo l’evidente crisi in cui il nostro Servizio sanitario nazionale si è venuto a trovare a causa della carenza di medici, che manifesta ancor di più il fallimento del numero chiuso”.

“Quest’anno inoltre il costo del test d’ingresso è aumentato a 100 euro, in alcuni casi anche triplicando il costo rispetto all’anno scorso – ha spiegato Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi -. È insopportabile che ancora una volta siano gli studenti a dover pagare. A maggior ragione nella situazione di crisi economica in cui si trovano tantissime famiglie italiane, a causa del Covid19. Questa doveva invece essere l’occasione per ripensare le modalità d’accesso al corso di laurea in medicina, superando lo strumento inefficace del test che non può rappresentare veramente uno studente e andare a limitarne il diritto allo studio e al futuro”.

“E’ inaccettabile – ha affermato Camilla Guarino di Link Coordinamento Universitario – che venga fatta questa selezione per diventare medico, quando il nostro Servizio sanitario nazionale è ancora in grave emergenza per carenza di organico con la pandemia ancora in corso. Le misure miopi intraprese durante il lockdown sono emblematiche: in varie regioni d’Italia sono stati chiamati in servizio medici in pensione, medici militari oppure anche medici neolaureati senza un’adeguata formazione. Siamo contro ogni barriera di accesso”.

Medici in pensione, medici militari oppure anche medici neolaureati senza un’adeguata formazione richiamati in servizio. Appare evidente la necessità di un cambiamento radicale e immediato con la immediata eliminazione alle barriere di ingresso delle Facoltà mediche e di tutte le Facoltà. Appare.

Angela Bruno

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