L’offensiva del Tet, la battaglia che cambiò la guerra

VIETNAM, 53 ANNI FA: NELLA NOTTE I VIETCONG SCATENARONO L'INFERNO

di Mattia Sette

Nella notte tra il 30 e il 31 gennaio di 53 anni fa, si scatenò una delle più furiose battaglie della guerra in Vietnam. Una battaglia che segnò l’esito della guerra americana in Indocina. E, probabilmente, della storia. L’offensiva del Tet esplose nel 1968: un attacco a sorpresa su vasta scala lanciato dall’esercito nordvietnamita e dai vietcong per colpire simultaneamente tutte le principali città e basi militari nel Vietnam del sud, durante la tregua per la festa del Tet, il capodanno vietnamita. L’obiettivo era di impressionare la popolazione del sud per spingerla ad una rivolta generale.

L’abile generale nordvietnamita Võ Nguyên Giáp preparò accuratamente l’offensiva e riuscì a sfruttare l’effetto sorpresa muovendo le truppe in modo da far credere alle forze americane e sudvietnamite che avrebbe lanciato un attacco solo su alcuni obiettivi isolati usando la stessa tattica già adoperata per sconfiggere i francesi a Dien Bien Puh, qualche anno prima. Gli americani pensando alla disfatta francese e male informati dalla CIA concentrarono le forze sugli obiettivi che secondo loro sarebbero stati colpiti. Vennero colti totalmente alla sprovvista.

I nordvietnamiti usarono il sentiero di Ho Chi Minh, una rete di collegamenti nascosti nella foresta, per preparare l’attacco e quando lanciarono l’offensiva riuscirono a penetrare a fondo nelle linee nemiche arrivando fino all’ambasciata americana di Saigon, capitale del Vietnam del sud. Le truppe sudvietnamite e americane furono costrette ad arretrare trovandosi impreparate ad affrontare un attacco così violento e su vasta scala. Durante la ritirata lasciarono al nemico avamposti importanti come la città di Hue dove i nordvietnamiti giustiziarono i collaborazionisti degli americani e dei sudvietnamiti. Seguirono settimane di combattimenti sanguinosi, ma i nordvietnamiti non raggiunsero l’obiettivo: non ci fu una rivolta popolare e tutte le posizioni conquistate vennero riprese dalle forze nemiche. L’operazione fu un bagno di sangue, l’esercito del nord e i vietcong persero tra i 40 mila e i 50 mila uomini mentre sul fronte opposto ci furono circa 10 mila caduti. Per le forze nordvietnamite e vietcong l’offensiva del Tet fu una sconfitta militare ma una grande vittoria morale e propagandistica, un vero momento di svolta per il conflitto.

Infatti per l’opinione pubblica americana fu un devastante trauma psicologico. Fino al giorno prima la propaganda governativa aveva parlato di una sconfitta ormai vicina per i vietcong ma la realtà era ben diversa e l’offensiva del Tet lo dimostrò inequivocabilmente. L’opinione pubblica acquisì consapevolezza dopo l’offensiva, perdendo in modo definitivo la fiducia verso una guerra che doveva durare pochi mesi e invece era sfuggita di mano. Nonostante tutti i morti e le risorse spese il nemico non era stato sconfitto e l’unico pensiero fu “quelli al governo ci hanno mentito”. L’immagine che sconvolse di più il pubblico americano fu una fotografia scattata da Eddie Adams a Saigon durante l’offensiva, che ritraeva il generale sudvietnamita Loan mentre sparava a sangue freddo a un prigioniero vietcong. La foto fece il giro del mondo e contribuì a distruggere la retorica militarista dell’esportazione della democrazia e della difesa dei sudvietnamiti dall’oppressione comunista. Gli Stati Uniti non apparivano più come salvatori ma come assassini e il peso sulla coscienza degli americani cominciava a diventare insostenibile. Il colpo di grazia arrivò quando il presidente degli Stati Uniti Johnson annunciò che non si sarebbe ricandidato alle elezioni mentre l’offensiva era ancora in corso. La conflittualità sociale in America, le rivolte urbane nelle metropoli e l’andamento disastroso della guerra lo spinsero a prendere coscienza del suo fallimento. Il ritiro del comandante in capo era l’annuncio della sconfitta, la fine per ogni speranza di vittoria rapida e per la retorica nazionalista che aveva dipinto la guerra come una giusta causa. L’opinione pubblica che prima aveva sostenuto la guerra perse rapidamente la fiducia nella possibilità di vincere in un conflitto insostenibile. Quindi il presidente Nixon, successore di Johnson, iniziò il graduale ritiro dal Vietnam cercando una “pace onorevole”.

VIETNAM INDOCINA