Palumbo: Pedemontana va finita e deve costare meno

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CASSANO MAGNAGO – Fino a due mesi fa a Cassano Magnago lo chiamavano “il presidente” perché da sei anni presiede il consiglio comunale. Da due giorni, invece, guida in Regione Lombardia la Commissione Infrastrutture e Territorio. Il soprannome non è cambiato, nonostante l’evidente grande salto.

Angelo Palumbo, nel suo discorso di insediamento ha ricordato Aldo Moro, pur non provenendo dalla tradizione democristiana. Perché?
«Spesso mi chiedo: ma se fossi stato un elettore della Prima Repubblica, cosa avrei votato? La risposta è un conflitto interno tra Partito socialista, Dc  e Partito liberale. A volte poco c’entrano l’uno con l’altro, ma spesso mi trovo a citare esponenti politici di tutti e tre quei partiti. Convergenze parallele oggi vuole dire anche questo: io non credo ai veti in politica, credo in accordi virtuosi su punti programmatici precisi».

Avendo incentrato la sua campagna elettorale su Pedemontana, la presidenza della Commissione Infrastrutture non sembra proprio capitata a caso.
«Era la mia prima scelta e ringrazio il partito per aver acconsentito. E’una delle tante dimostrazioni della coesione e della forza del gruppo consigliare di Forza Italia, a dispetto di quanto scrivono i giornali. Escluso qualche caso sporadico».

Parliamo di Pedemontana.
«Io parlerei della questione trasporti nel suo complesso, perché tutto è collegato. Come ha detto il presidente Fontana bisogna investire sul trasporto ferroviario perché la situazione attuale dei pendolari non è più sostenibile. Investiremo in infrastrutture e sicurezza. Pedemontana è strategica per le province del Nord e anche per Milano stessa che si trova imbottigliata a causa di un’alternativa sull’asse verso Bergamo. La parte che già esiste è sottoutilizzata perché ha dei prezzi fuori da ogni logica che vanno diminuiti, per il completamento bisogna invece trovare in ogni modo il sistema per finanziarla. Pedemontana va finita».

Sta dicendo che è favorevole sia al quadriplicamento della Rho-Gallarate sia del collegamento ferroviario Malpensa-Gallarate?
«Certo. Sono due interventi vincolanti affinché si arrivi a una situazione che si possa definire decente. Bisogna poi affrontare la questione Alptransit con molta attenzione».

Al di fuori della Commissione, quali sono le sue priorità programmatiche da consigliere regionale?
«L’obiettivo nel quinquennio è far partire l’ospedale di Busto e Gallarate. Io non lo chiamo ospedale unico, ma semplicemente nuovo ospedale. Perché la situazione delle due attuali strutture, a detta degli addetti ai lavori, e lo possono toccare con mano anche i pazienti, sta diventando insostenibile. Siamo passati da due strutture che erano di eccellenza a strutture che non riescono più a reggere i numeri attuali».

Parliamo di politica. Com’è la situazione di Forza Italia a livello provinciale, un partito di cui si è trovato, di colpo, a essere uno dei maggiori rappresentanti.
«C’è un partito che io a Varese trovo solido, grazie al coordinamento di Lara Comi a cui si aggiunge la fortuna di avere una schiera di amministratori giovani che possono dare sostegno a Forza Italia. Mi riferisco a Simone Longhini, un baluardo su Varese insieme a Roberto Leonardi. E poi Pietro Zappamiglio di Gorla, Nicola Poliseno qui a Cassano, Carmine Gorrasi con Miriam Arabini a Busto, il vicesindaco di Gallarate Moreno Carù. Sono politici già testati che hanno dimostrato di avere un consenso personale e di essere una risorsa per il partito. Senza il loro lavoro in campagna elettorale, io non avrei conquistato il seggio. Sarei stato quello con più preferenze, ma senza essere eletto. Per questo motivo ho un concetto collegiale del partito».

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