Pd e CèV: «Gallarate come una città del Sud, inquinata da corruzione e clientelismo»

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GALLARATE – Delle due l’una. «O il sindaco è persona totalmente incapace di capire cosa gli fanno sotto al naso, e dunque è inadeguato ad amministrare una città come Gallarate, oppure… Oppure mi fermo qua perché non voglio prendere denunce». E’ il capogruppo del Pd Giovanni Pignataro il vero mattatore della conferenza stampa convocata oggi 8 maggio dai dem e da Città è Vita dopo l’arresto di Nino Caianiello e della sua galassia, tra cui l’assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone. Insieme alla lista civica di opposizione Gallarate 9.9 chiedono le immediate dimissioni di Andrea Cassani e della sua giunta. Con un gesto plateale, domenica mattina lo faranno sotto le finestre di Palazzo Borghi, «il municipio virtuale». Perché il municipio reale, ovvero dove si prendevano le decisioni strategiche della città, era secondo il centrosinistra “l’ambulatorio”, ovvero il bar di via Ferrario dove il plenipotenziario di Forza Italia riceveva politici, imprenditori, professionisti. Proprio da lì partirà alle 11 la biciclettata che culminerà sotto le finestre del sindaco al grido «Dimissioni».

E’ qui la festa

Nell’attesa che inizi la conferenza stampa il clima all’interno della sede del Pd è di evidente euforia. Soltanto tre settimane fa, Forza Italia li voleva prendere a bastonate per la vicenda Amsc, ora i vertici forzisti sono stati azzerati dalla magistratura. «E’ qui la festa?», dice l’ex sindaco Edoardo Guenzani (CèV) varcando l’ingresso. Davanti ai microfoni il tono delle dichiarazioni cambia («Non c’è da esultare per nessuno, c’è da piangere per tutti», dicono i protagonisti della conferenza stampa), ma è evidente che il terremoto giudiziario sia una scossa anche sotto il profilo emotivo. Pignataro si dice tutt’altro che felice, ma incavolato e su di giri per le dichiarazioni rese poco prima dal sindaco Andrea Cassani in conferenza stampa. Oltretutto, sottolineano i vertici Pd, «negli ultimi anni Guenzani è stato oggetto di un attacco personale continuo da parte di personaggi che ci facevano la morale e poi l’ordinanza ha dimostrato chi erano realmente».

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Peggio di Tangentopoli

Secondo il capogruppo dem, «neanche ai tempi di Tangentopoli esistevano a Gallarate condotte così sistemiche e organizzate dal punto di vista dell’etica pubblica. Noi da tre anni notavamo stranezze e contraddizioni di cui il sindaco non poteva non essere a conoscenza. Con che credibilità Cassani parla di sicurezza in città quando non è riuscito nemmeno a garantire la legalità all’interno della sua giunta? Un sindaco normale avrebbe dovuto protocollare le sue dimissioni ieri. La Variante al Pgt, votata anche dalla Lega, ha accolto gli accordi della corruzione. E di questo deve pur renderne conto ai cittadini».

Gallarate città del sud

Il secondo a parlare è Guenzani ed esordisce così: «Queste persone hanno gettato discredito sulla nostra città: Gallarate sta diventando una città del Sud con il clientelismo come mezzo per amministrare». E ancora, parlando della famosa norma sui centri storici che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata creata ad hoc come conseguenza di un fenomeno corruttivo: «Ci rendiamo conto con quale sufficienza volevano stravolgere la morfologia di via Mazzini? Avevano preso l’Urbanistica come merce di scambio»

Il bastonatore dei poveracci

Tra gli interventi c’è anche quello del consigliere comunale Margherita Silvestrini (Pd) che ricorda come più volte aveva evidenziato la spartizione del potere tra Forza Italia e Lega: «Le scelte strategiche erano tutte in mano a un partito, la propaganda agli altri». A far capire meglio il concetto è intervenuto subito dopo Pignataro, riassumendo i primi tre anni di Cassani in fascia tricolore con queste poche parole: «Il sindaco ha fatto il bastonatore dei poveracci e poi sotto al naso ne accadevano di tutti i colori. Gallarate con lui e con l’alleanza Lega-Forza Italia ha toccato il fondo. Si dimetta».

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