Provinciali, regionali, autonomia, Sanremo. E fuga dalle urne

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di Gian Franco Bottini

A  poche ore dall’apertura delle urne che designeranno il nuovo governo della nostra Regione, pare che l’argomento susciti nella gente un interesse talmente freddo da restare sullo stomaco. Manca una settimana e state pur certi che in questa nulla cambierà e Amadeus, con il suo Festival  di Sanremo, farà il pieno di attenzioni e sarà il vero vincitore.

Vincerà la mediocrità (non ci permettiamo di dire i “mediocri”!), perché, a quel ridotto numero di elettori che si è interessato alla faccenda, i candidati hanno propinato poco o nulla di propositivo ma quasi esclusivamente motivazioni per non votare gli avversari. Una modesta campagna elettorale, poco “pro” e molto “contro”. Eppure la Regione è l’organismo delegato dallo Stato a legiferare su alcune materie molto vicine alla quotidianità delle persone (sanità, trasporti locali, infrastrutture, sviluppo economico, eccetera) e quindi dovrebbe essere percepita come l’Ente di governo che i cittadini dovrebbero sentire più loro.

Una ragione ci deve pur essere se anche i più importanti candidati percepiscono ed ammettono un così spiccato disinteresse della gente e anche loro, come noi, dovrebbero farsi delle domande. Tentando di darci una spiegazione, noi pensiamo che il recente risultato delle elezioni provinciali potrebbe forse fornirci qualche traccia . Si trattava di  una consultazione particolare,  perché  i votanti erano i circa 2000 sindaci e consiglieri dei comuni della nostra provincia, che dovevano scegliere il futuro presidente della stessa.

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Gian Franco Bottini

L’abbiamo definita una elezione particolare, ma non certo  in termini riduttivi, anzi!. I sindaci e i consiglieri comunali, infatti,  sono quelli più sensibili all’umore e ai sentimenti della gente, tanto da far ritenere che le loro valutazioni siano particolarmente vicine a rappresentare quelle dei loro concittadini. Il Presidente eletto è risultato un “civico”, cioè non appartenente ad alcun partito politico ma semplicemente un cittadino messosi a disposizione per il governo del nostro territorio e per le necessità dei suoi abitanti.

La scelta non può essere stata certamente frutto di una casualità o unicamente di una valutazione positiva sulla persona. La cosa non può non  suonare anche come un indice di sfiducia, o ancor più di stanchezza, verso tutti i partiti politici, in evidente difficoltà esistenziale (seppur per differenti ragioni) ed impegnati a guardarsi l’un l’altro, preoccupati più delle loro posizioni di potere che non dei reali problemi.

Datosi che la Regione rappresenta l’ultimo anello della catena amministrativa nel collegamento dei territori con il governo centrale, è evidente che nella sua struttura i partiti politici hanno una totale rilevanza ma, nella situazione odierna, subiscono anche qui la stanchezza e la sfiducia nei loro confronti di cui abbiamo parlato. Peccato però; perché il risultato che uscirà dalle urne sarà quello dettato da quel presumibilmente stringato numero di elettori che onorerà il proprio diritto di voto e molti altri lo dovranno supinamente accettare, non essendo riusciti a sfuggire alla tentazione di esprimere il proprio scontento nel non andare a votare.

E peccato anche perché, relativamente alle Regioni, sta iniziando in Parlamento un percorso legislativo di rilevantissima importanza, anche per i cittadini lombardi, che va sotto il titolo di “Autonomia delle Regioni”. In un referendum del 2017 i cittadini lombardi approvarono la richiesta di “autonomia” per la propria regione, ma temiamo fortemente che se adesso andassimo a riproporre il tema pochi di loro mostrerebbero un interesse superiore a quello che riscontriamo per le prossime elezioni regionali.

Siamo certi che la Giorgia nazionale in questo momento avrebbe volentieri fatto a meno sia delle elezioni regionali sia dell’inizio del dibattito parlamentare sulle “autonomie”. Le prime perché, con la loro fortissima valenza politica, sono in grado di misurare, dopo pochi mesi di vita, l’andamento del consenso verso il suo governo ma anche della sua opposizione; e si sa che, quando si ha il dovere di governare, è più facile perdere che guadagnare. Il secondo perché l’”autonomia” è un discorso impegnativo ma anche certamente divisivo, persino  nell’ambito della sua maggioranza, e di nuove grane, la “poveretta”, in questo momento ne farebbe volentieri a meno.

Felici di essere smentiti in tutte le nostre pessimistiche previsioni.

bottini elezioni regionali – MALPENSA24