Si al ripristino delle Province, no al poltronificio per i trombati

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L'annuncio di Matteo Salvini: subito il ripristino della Province

Dice Matteo Salvini che sarebbe un segnale di grande efficienza del governo se già dal prossimo anno tornassero le Province. Il leader della Lega si dichiara straconvinto della necessità di reintrodurre gli enti provinciali nella formula istituzionale ed elettiva del recente passato, prima che intervenisse (2015) la sciagurata riforma Delrio a depotenziarle di funzioni, compiti, personale e risorse. Si trattò di un colpo di spugna parziale in attesa di quello definitivo, che sarebbe dovuto arrivare con il referendum costituzionale indetto da Matteo Renzi nel dicembre del 2016. Come andò a finire è noto: gli italiani bocciarono in toto le proposte dell’ex presidente del Consiglio. Le Province rimasero così in un limbo, che continua tutt’ora a discapito della macchina amministrativa e, quindi, della funzionalità.

Che vadano ripristinate è scontato per una serie di ragioni operative e democratiche: i cittadini devono giustamente riappropriarsi del diritto di voto, eleggendo in modo diretto i loro rappresentanti, come è sempre accaduto fino alla Delrio. E le Province devono ricominciare a girare senza intoppi burocratici, politici e, infine, finanziari. Non ci piove.

Però c’è già un però. Lo sottolinea il Corriere della Sera annunciando la volontà di Salvini di accelerare sulla sua controriforma. Il rischio, lascia intendere il giornale di via Solferino, è che i futuri enti provinciali (basti rammentare come proliferarono a dismisura in territori poco popolati e di minore interesse generale) ritornino nella vecchia veste istituzionale per accontentare i cosiddetti “esodati della politica”. Per dirla in chiaro, enti utili a garantire un posto a chi l’ha perso a causa dei tagli nel numero dei parlamentari o per il diminuito peso elettorale del partito di riferimento in Regioni e città. Con la conseguenza che l’esercito, piccolo o grande che sia, dei trombati vaghi alla ricerca di un incarico, cioè di una poltrona. Possibile che si arrivi a tanto? Possibile che sia proprio Salvini, duro e puro della Lega, a inventarsi una simile soluzione tanto simile a un poltronificio? Si fa fatica a crederci, anche se la mano sul fuoco non la metteremmo comunque, quando di mezzo ci sono i politici. Con le loro esigenze di accontentare i propri sodali per fidelizzarli al massimo e per risarcirli dei ruoli che hanno lasciato lungo la strada.

Insomma, un posto da presidente, da assessore o da semplice consigliere provinciale non si nega a nessuno. Le Province contribuirebbero in modo concreto a risolvere qualche problemuccio di riposizionamento che, per carità, non riguardano soltanto il Carroccio, ma tutti i partiti in senso trasversale (vogliamo parlare del Pd?). Non a caso, sempre il Corriere, ricorda che anche il terzo mandato per i sindaci, di cui si sta discutendo, farebbe comodo alla bisogna. Un’altra faccia della stessa medaglia, che per il momento non trova sbocchi. Perché, si sa, far finta di cambiare per non cambiare nulla è un’equazione che mette tutti d’accordo. Soprattutto nei Palazzi romani.

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