Studenti e lavoro, mondi così distanti: Confartigianato Varese studia il mismatch

GALLARATE – La manifattura è fuori dai radar delle opportunità lavorative e gli ITS, il percorso formativo più vicino al mondo del lavoro, vengono presi in considerazione solo dal 3,4% degli studenti delle scuole superiori. Sono solo alcune delle risposte più significative, e sorprendenti, emerse dalla survey effettuata da Confartigianato Varese, coinvolgendo 2.227 studenti della provincia di Varese, di cui 1.743 delle scuole superiori (classi quarte e quinte), 442 dei corsi ITS e IFTS, e 92 delle Università Insubria e LIUC.

Il mismatch occupazionale

Un progetto pensato per offrire spunti per individuare soluzioni ai problemi della Great Resignation (le grandi dimissioni) e del mismatch occupazionale, il divario tra domanda e offerta di lavoro che colpisce in particolare il mondo della piccola e media impresa. «È un problema drammatico, e se non si risolve si rischiano danni per il Paese – rivela Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – senza un confronto con il mondo della scuola e dell’università non possiamo uscirne. Purtroppo dai dati delle iscrizioni si vede ancora poca attenzione alla formazione tecnica, non c’è ancora quel cambio di mentalità necessario».

Le aspettative degli studenti

I giovani sono alla ricerca di un contratto a tempo indeterminato (più del 50% tra studenti ITS e universitari) ma sono consapevoli di avere di fronte la prospettiva di un percorso instabile (tra il 50 e il 60% degli interpellati pensa c’è il mercato offra un contratto a tempo determinato) e sono aperti alla possibilità di cercare lavoro nella vicina Svizzera (tra il 70 e il 79% lo prenderebbe in considerazione, al top tra gli universitari). Tra le loro aspettative sul lavoro, lo stipendio (tra il 75 e l’80% dei casi) prevale sulla carriera e l’autoimprenditorialità è alla pari con il contratto indeterminato solo tra gli studenti superiori, mentre tra gli universitari il 57,6% punta il “posto fisso” e il 26,1% quello autonomo.

Manifattura snobbata

E se la piccola e media impresa è ambita soprattutto dagli universitari (47,8% contro il 19,6% che puntano a lavorare in una multinazionale), colpisce la scarsa consapevolezza della composizione del tessuto imprenditoriale lombardo: solo tra gli iscritti agli ITS le PMI sono al primo posto, mentre studenti superiori e universitari pensano che ci sia prevalenza di multinazionali. E alla domanda su quali settori possano offrire maggiori opportunità, la manifattura è fanalino di coda, anche qui ad eccezione degli studenti degli ITS. «Un messaggio dannoso – sottolinea il presidente Galli – rischia di farci implodere».

LA SURVEY DI CONFARTIGIANATO COMPLETA

Le riflessioni

Sono dati che impongono riflessioni. «Le imprese devono andare a scuola, solo il racconto diretto consente di fare un passo di conoscenza reciproca» sostiene Francesca Benedetti, referente per l’orientamento dell’Ufficio Scolastico Provinciale. «C’è una separazione tra lavoro e studio, e i 24mila NEET della provincia di Varese sono un numero impressionante – ammonisce Benedetto Di Rienzo, presidente di Fondazione ITS Incom – è assurdo che un Paese manifatturiero come il nostro non abbia un liceo tecnologico, ma gli ITS sono una scuola di lavoro». Per Eliana Minelli, responsabile Labskill alla LIUC, «il problema è complesso e richiede soluzioni complesse. Serve una formazione di maggior qualità ma anche un’occupazione di maggior qualità». Una sfida per le imprese ma anche per le famiglie e i ragazzi. «A fronte di questo mismatch in tanti settori strategici – ricorda Michele Fabbrini dell’ITS Mobilità Sostenibile di Case Nuove – abbiamo un eccesso di operatori del benessere». Uno dei tanti paradossi da affrontare. Tutti insieme, e insieme anche alla politica, che in periodo di campagna elettorale dovrebbe occuparsi anche di questi temi.

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