Draghi, il discorso di Rimini e il rinnovato senso di comunità

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di Antonio Tomassini*

Dopo tanta delusione, finalmente una luce di speranza!

La pandemia, evento inaspettato e del tutto nuovo, ci ha fatto vivere un anno terribile. Ma ancor meno tollerabili sono stati gli errori ed i ritardi che si sono via via succeduti a causa dell’incertezza e dell’incapacità di chi doveva prendere decisioni.

Basti pensare alle insufficienti dotazioni di DPI, alla burocrazia degna di Gogol’ con cui sono state scelte le mascherine; il ritardo con cui sono stati utilizzati ed attivati i test rapidi; la scarsa attuazione delle linee separate tra degenze e malattie ordinarie da quelle del Covid, con il risultato di aver ritardato cure ed accessi laddove si sarebbe potuto incidere su morbidità e mortalità, dedicandosi solamente al Covid senza, per altro, avere risultati apprezzabili proprio sull’indice di mortalità.

Che dire infine dei cervellotici, intempestivi ed incomprensibili DPCM che ci hanno ammorbato con ordini e contrordini.

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Antonio Tomassini

È quindi con vera esultanza che ho accolto la notizia del naufragio del mandato del Presidente Fico ed il vento ottimistico della speranza per la convocazione ed il possibile incarico a Mario Draghi. Mi ricordavo infatti molto bene del suo discorso al Meeting di Rimini nell’agosto 2020:in quel momento Mario Draghi spogliato da ogni carica aveva espresso il suo pensiero da uomo e da statista, che considerato alla luce dell’incarico che dovrebbe ricevere ha valore di programma e di profetiche intuizioni.

Quel discorso, che chiunque potrebbe rileggere e meditare, parte da una premessa “etica” fondamentale per i giovani e le speranze che dobbiamo a loro dedicare, pur venendo da una condizione così sconvolgente come la pandemia. Ma anche il cambiamento necessario, che va affrontato con realismo, non può dimenticare la memoria storica che ci guida con valori che sono eterni.

Draghi per primo sa affrontare, ed è conscio, a riguardo, del “capitale economico” ma non lo antepone al “capitale umano”, che per lui ha ancora maggior valore. Importante è la sua sensibilità ad una politica ambientale coerente, scientifica e non velleitaria o stupidamente emozionale.

Nella nostra storia abbiamo avuto altre gravissime condizioni e situazioni, anche negli anni più recenti: la crisi economica di Lehman Brothers, le contrapposizioni, anche belliche per la conquista di supremazia, dalla guerra del Kippur al giorno d’oggi. Ma è proprio dopo questa crisi che è possibile meglio costruire un futuro a cui neanche l’Unione Europea si potrà sottrarre se vorrà mantenere il suo ruolo internazionale.

Tutto ciò non può essere solo orientato ad avere come orizzonte il lungo periodo ma è proprio nel breve che bisogna cominciare a dare risposte ed orientare le azioni. Ciò può essere perseguito non dando effimeri finanziamenti “a pioggia” del tutto inconcludenti e fonte di sperpero ma va seguito un programma preciso ed organico, partendo da fatti, solidi argomenti del rilievo degli indici economici, soprattutto orientandoli al principio della Next Generation.

Per ottenere tutto ciò bisogna veramente spogliarsi dei propri egoismi e delle proprie appartenenze di squadra o sottrarsi dai possibili vantaggi di consensi di elezioni future. Ci vuole come fu dopo il ’43, dopo De Gasperi e gli altri Padri di quell’Italia rinnovata, un grande senso della comunità, un grande rispetto della competenza ai fini di meglio costruire per il bene di tutti.

*senatore della Repubblica

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