Life Like Low sul palco al TuMiTurbi: indie rock e trip hop raccontano la provincia

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VARESE – «Il nostro disco d’esordio è un concept album che analizza il disagio e la malinconia che può avere una vita in provincia, a trent’anni, durante una crisi economica. E in periodo non proprio facile». Come ha raccontato Fabrizio Peccerillo, cantante e chitarrista dei Life Like Low, sebbene le canzoni siano state scritte lungo un periodo di quattro anni, «le tematiche sono rimaste essenzialmente sempre quelle. Hanno ricevuto un’impronta indietronica – comunque tendenzialmente malinconica, introspettiva – con una buona dose di poetica. Ci sono anche brani più “pratici”, di vita quotidiana, che hanno però sempre quell’elemento a elevarli, e portarli via, da una semplice storia autobiografica per toccare un discorso più generazionale».

Le basi create da Jacopo Rossi

«La band – ha ricordato il direttore artistico del TuMiTurbi – è nata insieme all’idea di realizzare un disco. Il mio socio Jacopo Rossi aveva creato dei demo, delle basi, che ascoltai tra il 2017 e il 2018: li trovai talmente interessanti che gli dissi che mi sarebbe piaciuto far parte di questo progetto artistico. Pensavo che fosse il momento giusto e c’era quell’idea, di un mood misto tra trip hop e indietronica: volevo utilizzare ciò che avevo sentito per creare qualcosa vicino al rock cantautorale, prendendo quindi diverse influenze partendo dallo stile dei Radiohead con qualche punta di hip hop, passando dai Gorillaz attraverso Beck, e riprendendo i Portishead».

La formazione sul palco

Ascoltando queste tracce iniziali, tra basi e loop di drum machine con qualche chitarra e qualche basso, ho plasmato un po’ il progetto in base a come pensavo dovesse essere; siamo poi andati a farlo ulteriormente plasmare dal nostro produttore. Io e Jacopo ci siamo trovati bene a lavorare insieme e, vedendo che i brani venivano fuori come volevamo, abbiamo allora deciso di investire di più nei Life Like Low. Siamo sempre stati noi a occuparci della scrittura, ma dal vivo in realtà siamo in quattro: sul palco ci sono anche Patrick Pilastro (basso e synth bass), che ha registrato qualche linea per il disco, e Federico Dal Zotto (batteria e pad).

Un immaginario onirico e malinconico

Peccerillo, oltre ad aver coprodotto e coarrangiato diverse parti dell’album, è autore dei testi e canta in tutti i pezzi: «In precedenza non avevo suonato in altre band, ho partecipato soprattutto a omaggi e tributi a diversi artisti. Però, essendo fonico e tour manager, lavoro in questo settore da più di dieci anni. Jacopo invece, sebbene sia un architetto, conta alle sue spalle ben più progetti di me, con due dischi all’attivo: uno in cui appare come chitarrista e l’altro appartenente alla sua vecchia band di progressive rock, i Bug. Non rinneghiamo le nostre radici, il nostro immaginario è malinconico e onirico: però, alla luce delle influenze musicali che abbiamo, è evidente che sogniamo anche altro».

Progetto “Gorillaz”

Il sound dei Life Like Low è identificato come indie rock: «Si avvicina all’indietronica per i suoi elementi digitali, ma in realtà dal vivo non usiamo molti strumenti elettronici», ha osservato Peccerillo. «Nell’album è molto forte anche l’influenza del trip hop dei Portishead, quel mood malinconico legato ad amori non realizzati, a cui affianchiamo una buona dose di critica alla società seguendo lo stile dei Radiohead, per noi un importante punto di riferimento insieme a Beck, Elliott Smith – per tante aspetti di cantautorato, tessuto organico delle chitarre e tematiche – e i Gorillaz: in origine il progetto era stato salvato su computer proprio con questo nome». Sarà il TuMiTurbi a ospitare domani, sabato 9 dicembre, alle 21 il release party ufficiale del disco, con l’arrivo sul palco di ospiti a sorpresa, e a primavera è previsto un minitour della band.

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