Un esposto alla procura per l’odore di cherosene attorno a Malpensa

Procura odore cherosene Malpensa

MALPENSAGiorgio Montagnana, cittadino di Casorate Sempione e attivista di Unicomal, ha inoltrato nei giorni scorsi formale esposto alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio sulla qualità dell’aria nei Comuni limitrofi all’aeroporto di Malpensa. «Anche quest’anno, in occasione delle feste, come regalo si è ripetuto quanto già avvenuto a Natale 2018, quando numerosi cittadini si lamentarono per un forte odore di cherosene nell’aria».

L’esposto

Montagnana ricorda bene l’odore di cherosene che si avvertiva nei Comuni sotto le rotte di decollo di Malpensa, talmente forte che persino i sindaci di Casorate Sempione e Arsago Seprio si rivolsero formalmente ad Arpa per chiedere un’urgente indagine conoscitiva. Un anno dopo, secondo lui, il fenomeno si è puntualmente ripresentato: «Nei primi giorni del 2020 il fenomeno si è ripetuto. E lo scrivente ha inviato una istanza tramite Pec con la richiesta di un intervento urgente da parte di Arpa che, come noto, è l’ente pubblico preposto e deputato a intervenire nei casi di danno ambientale. Come dimostrano diversi studi scientifici, alcune delle sostanze prodotte dalla combustione degli idrocarburi sono cancerogene».

Salute pubblica

Nell’esposto Montagnana ricorda che la salute pubblica è un principio costituzionale di rango superiore rispetto al principio di libera impresa: «L’articolo 41 della Costituzione italiana dice che l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Quindi la libera impresa deve sottostare agli obblighi imposti dalle leggi e dalle norme vigenti: regionali, nazionali ed europee». Il componente di Unicomal rammenta infine ai magistrati che l’Arpa è un ente pubblico e come tale «deve garantire la trasparenza totale nella sua azione: la protezione dell’ambiente è il solo obiettivo che si deve porre». E conclude: «È ormai giunto il momento di realizzare tutte quelle compensazioni e mitigazioni ambientali promesse, ma che ancora non sono state fatte se non in minima parte. I cambiamenti climatici in corso ci dicono che il tempo sta per scadere. E il Parco naturale della Valle del Ticino non può essere ulteriormente devastato dalla crescita incontrollata di un aeroporto totalmente inserito nel suo territorio, il cui equilibrio di biodiversità e di naturalità è molto fragile e delicato».

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